Prelievo del 35% sulle cassette di sicurezza: a chi serve?

Si scrive voluntary disclosure, si traduce con emersione dei capitali non dichiarati. Il provvedimento, introdotto per la prima volta con la legge n. 186 del 2014, è stato riproposto nei giorni scorsi, in contemporanea con la presentazione del documento programmatico di bilancio.
Detta misura mira a ottenere la regolarizzazione della situazione fiscale di chi, tra il 2010 e il 2015, ha trasferito capitali all’estero. L’incentivo, per chi decide volontariamente di emergere dal sommerso, è rappresentato dallo sconto sulle sanzioni: il contribuente paga per intero imposte e interessi sui capitali. La voluntary disclosure riguarda anche chi custodisce beni e contanti in cassette di sicurezza la cui provenienza non è stata segnalata al Fisco. Secondo stime del Governo il provvedimento dovrebbe generare l’afflusso di circa 2 miliardi di euro nelle casse dello Stato.
In particolare, si discute sull’introduzione di una tassa del 35% su «denaro contante o valori al portatore» contenuti nelle cassette di sicurezza. Per usufruire della voluntary disclosure il contribuente dovrà garantire sull’origine fiscale dei suddetti beni. Spetterà poi all’Agenzia delle Entrate effettuare i necessari accertamenti rivolgendosi all’autorità giudiziaria. A questo punto verrà calcolato l’ammontare di tasse da pagare.  «Commercialisti e avvocati hanno sicuramente un compito importante, devono testimoniare che le dichiarazioni siano corrette», ha precisato il Ministro Pier Carlo Padoan. 
L’allarme, lanciato da più parti, è che il provvedimento possa favorire le organizzazioni illecite. Queste infatti, dopo anni passati a custodire centinaia di migliaia di euro dentro muri o sotto il pavimento, potrebbero aver trovato il modo di reintrodurli nell’economia legale.
«È un’operazione a forte rischio riciclaggio Non bisogna sottovalutare le intelligenze delle associazioni criminali, che probabilmente staranno riempiendo cassette di sicurezze intestate a insospettabili prestanome, gente di spessore, già titolari di patrimoni consistenti in modo da non destare sospetti quando il contenuto di quelle cassette di sicurezza sarà svelato al Fisco per essere immesso nei canali puliti». A parlare è David Gentili, coordinatore regionale di Avviso Pubblico in Lombardia e capogruppo della Commissione Antimafia al Comune di Milano. 
Gli fa eco il Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale) che, precisa, «nell’ambito degli obblighi di adeguata verifica, qualora il cliente aderisca al programma di voluntary disclosure, i soggetti designati dovrebbero acquisire la documentazione fiscale – ovverosia la copia con la ricevuta di inoltro della istanza telematica inviata all’Agenzia delle Entrate della Repubblica Italiana – e svolgere una specifica attività di approfondimento». 
Si scrive voluntary disclosure, si traduce con emersione dei capitali non dichiarati

Il provvedimento, introdotto per la prima volta con la legge n. 186 del 2014, è stato riproposto nei giorni scorsi, in contemporanea con la presentazione del documento programmatico di bilancio.

Detta misura mira a ottenere la regolarizzazione della situazione fiscale di chi, tra il 2010 e il 2015, ha trasferito capitali all’estero. L’incentivo, per chi decide volontariamente di emergere dal sommerso, è rappresentato dallo sconto sulle sanzioni: il contribuente paga per intero imposte e interessi sui capitali. La voluntary disclosure riguarda anche chi custodisce beni e contanti in cassette di sicurezza la cui provenienza non è stata segnalata al Fisco. Secondo stime del Governo il provvedimento dovrebbe generare l’afflusso di circa 2 miliardi di euro nelle casse dello Stato.

In particolare, si discute sull’introduzione di una tassa del 35% su «denaro contante o valori al portatore» contenuti nelle cassette di sicurezza. Per usufruire della voluntary disclosure il contribuente dovrà garantire sull’origine fiscale dei suddetti beni. Spetterà poi all’Agenzia delle Entrate effettuare i necessari accertamenti rivolgendosi all’autorità giudiziaria. A questo punto verrà calcolato l’ammontare di tasse da pagare.  «Commercialisti e avvocati hanno sicuramente un compito importante, devono testimoniare che le dichiarazioni siano corrette», ha precisato il Ministro Pier Carlo Padoan.

L’allarme, lanciato da più parti, è che il provvedimento possa favorire le organizzazioni illecite. Queste infatti, dopo anni passati a custodire centinaia di migliaia di euro dentro muri o sotto il pavimento, potrebbero aver trovato il modo di reintrodurli nell’economia legale.

«È un’operazione a forte rischio riciclaggio Non bisogna sottovalutare le intelligenze delle associazioni criminali, che probabilmente staranno riempiendo cassette di sicurezze intestate a insospettabili prestanome, gente di spessore, già titolari di patrimoni consistenti in modo da non destare sospetti quando il contenuto di quelle cassette di sicurezza sarà svelato al Fisco per essere immesso nei canali puliti». A parlare è David Gentili, coordinatore regionale di Avviso Pubblico in Lombardia e capogruppo della Commissione Antimafia al Comune di Milano.

Gli fa eco il Gafi (Gruppo di azione finanziaria internazionale) che, precisa, «nell’ambito degli obblighi di adeguata verifica, qualora il cliente aderisca al programma di voluntary disclosure, i soggetti designati dovrebbero acquisire la documentazione fiscale – ovverosia la copia con la ricevuta di inoltro della istanza telematica inviata all’Agenzia delle Entrate della Repubblica Italiana – e svolgere una specifica attività di approfondimento». 

Se gli evasori fiscali ci guadagnano dalla chiusura di Equitalia…

 

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