Ovie, il dispositivo che ti informa su quanto “resta da vivere” a quello che hai in frigo

Ci sono cibi naturalmente candidati a finire nell’immondizia

È una sorte, questa, che accomuna prodotti dal contenuto calorico più disparato. L’ovetto spaiato, il pesce lesso cucinato in quantità industriali in un’inconsueta fase salutista, la vellutata di fave consigliata da un’amica, e le rimanenze dell’abbuffata domenicale gentilmente offerte dalla prozia. Ogni volta, mentre rovesci il tutto nella spazzatura, ti riprometti che la volta successiva le cose andranno diversamente, ma poi…

Pigrizia e scarsa conoscenza delle caratteristiche degli alimenti sono due tra le principali cause dello spreco. Fortunatamente c’è Ovie, un dispositivo che tramite app smartphone informa sul cibo che sta per andare a male e che quindi va consumato in tempi rapidi.

Chi ha ideato Ovie e come funziona?

OvieIl dispositivo, che interagisce con Alexa, l’assistente vocale di Amazon, è stato lanciato da una startup di Chicago che è riuscita a raccogliere attraverso la piattaforma di crowdfunding Kickstarter circa 65mila dollari.

Ovie funziona attraverso contenitori intelligenti muniti di pulsante (SmartTag) supportati da tecnologia bluetooth. Le condizioni del cibo saranno segnalate attraverso un campanello luminoso che diventa verde, giallo o rosso. In quest’ultimo caso bisogna fare particolare attenzione, perché significa che è stata superata la data di scadenza.


Per attivare il sistema Smarterware su cui si fonda Ovie è sufficiente premere il pulsante e informare Alexa del cibo che si sta conservando in frigo. “Al resto”, come si legge sul sito della startup, “penserà il dispositivo”.

Ovie invia una volta al giorno le notifiche al telefono, all’orario scelto dall’utente, dunque non c’è il rischio di subire un sovraccarico di informazioni.

Oggi lo spreco è purtroppo una realtà. Ogni anno nel mondo viene buttato via quasi un miliardo e mezzo di tonnellate di alimenti. Negli Stati Uniti si arriva al 40% circa, che equivale a 2 su 5 buste della spesa.

Lo spreco pro-capite di cibo nel Regno Unito è di 110 chili all’anno, a fronte dei 109 degli Usa e dei “soli” 108 dell’Italia.

Intervenire per arginare questa emorragia di risorse è un imperativo morale, tuttavia, difficilmente lo si potrà fare su vasta scala attraverso elettrodomestici smart, in quanto hanno costi proibitivi. Potrebbe essere interessante, invece, il ruolo giocato da dispositivi quali Ovie. Contestualmente, però, sarebbe necessario potenziare iniziative volte al recupero dei prodotti ancora commestibili.

Ad esempio Co-op, cooperativa di consumatori britannici, ha introdotto nei suoi punti vendita una corsia dedicata alle offerte su alimenti che avevano oltrepassato la data consigliata per il consumo.  L’iniziativa ha riguardato inizialmente scatolame e cibi secchiA Colonia, in Germania, nel 2017 è stato invece lanciato The Good Food,  un supermercato in cui vengono venduti  prodotti “salvati” dall’immondizia. Frutta e verdura che per motivi estetici sono scartate dai mercati tradizionali, e alimenti la cui data di scadenza sta per passare, o lo è già da poco. “Il nostro obiettivo è far sì che il cibo arrivi nel piatto, anziché finire nel cestino”, si legge nel sito di The Good Food. Piccole buone prassi diffuse localmente potranno innescare l’effetto passaparola e porre un freno agli sprechi dilaganti? Lo sapremo tra qualche decennio. Intanto, nel nostro piccolo, potremmo evitare di cadere in tentazione ogni volta che ci troviamo difronte a un “imperdibile” tre per due

 

Francesca Garrisi     

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

 

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