Oggi non è la condanna di domani: RESILIENZA!

“CI VUOLE UN FISICO BESTIALE

PER RESISTERE AGLI URTI DELLA VITA

 A QUEL CHE LEGGI SUL GIORNALE

E CERTE VOLTE ANCHE ALLA SFIGA”

Così cantava Luca Carboni e, tra parole ben associate ed una melodia simpatica ed orecchiabile, porta all’attenzione qualche piccola riflessione.

La radio la passa per caso stamattina e mi riporta indietro di anni.

Associo l’ascolto ai ricordi e ne vado a connotare un senso ed un significato quest’oggi.

La vita di ciascun individuo non è mai costantemente una passeggiata al sole su una stradina pianeggiante.

Salite e cadute fanno parte di ciascuna esistenza. E quelle non sono mai prevedibili.

Ciò che si può imparare a fare e sviluppare quelle potenzialità le quali permettono di allenarsi per “rimanere in piedi contro il vento”.

Parlo di quel concetto che ho sempre trovato così affascinante in psicologia: la RESILIENZA!!!

All’origine questa terminologia afferisce alla metallurgia ed è la capacità di un metallo di non distruggersi in seguito ad un urto.

La psicologia “adotta” questo concetto per indicare la possibilità di un soggetto di riorganizzare la propria esistenza in seguito ad un insuccesso, una caduta, una ferita profonda.

Un po’ sulla scia del concetto che ciò che non uccide fortifica.

È sempre possibile rimodulare il proprio approccio alle sconfitte ed è altrettanto possibile attingere da queste stesse sconfitte per trarne forza e insegnamento.

Nessun avvenimento deve necessariamente condannare a vita o deve necessariamente comportare le medesime reazioni.

Essere resilienti significa imparare a “riparare” in qualche modo una propria frattura e partire proprio da questa per riedificare e riorientare la propria prospettiva.

Questa caratteristica non è un dono dall’alto che se si possiede provvede autonomamente a farci diventare dei super eroi. Richiede impegno e cura. Talvolta il buio è così fitto che, essere riusciti a resistere a precedenti difficoltà, non necessariamente implica che tutte le avversità saranno superate nel medesimo modo.

Va coltivata e ALLENATA!

Sono da ricercare in sé stessi, nell’amore e nel rispetto per la vita, nelle relazioni sociali quelle motivazioni che fungono da motore per “aggiustare”, “riparare”, “ri-costruire”.

Ci sono elementi che possono chiaramente nutrire questa capacità (che resta in ogni caso anche in parte innata ma non per questo impossibile da apprendere).

Un approccio ottimistico, attivo, una buona autostima, il controllo, la capacità di rivolgersi all’altro per raccontarsi ed accettare aiuto. In linea generale si tratta di una modifica prospettica che non dà come unica conseguenza di un evento traumatico una condanna senza possibilità di appello.

Il resiliente coltiva un approccio attivo e produttivo; ha imparato a resistere alla sofferenza; sa di restare esposto ai rischi della vita ma non si lascia paralizzare dalla paura; sceglie di percorrere la strada che maggiormente gli corrisponde seppur complicata; legge le sfide come opportunità; ha la percezione delle negatività come momentanee e di passaggio; anche quando il proprio vaso di Pandora ha lasciato invadere i propri giorni da tutte le emozioni più negative, non perde la capacità di guardare sul fondo del vaso per farne uscire la speranza!!!

E voi? Che allenamento scegliete per “resistere agli urti della vita”???

di Carmen Scotti Belli

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