Nessuno può portarti un fiore: la storia presente di donne che lottano per la libertà

La memoria ha bisogno di gambe per camminare

Tradurla in pratica di vita, in cambiamento, in consapevolezza quotidianarende necessaria una condivisione che coinvolga anche – e soprattutto – le generazioni più recenti. Questa è la storia di Nessuno può portarti un fiore, film  ideato e scritto da due giovani cineasti, Viola Kanka e Stefano Chiovetta, che hanno lanciato nei giorni scorsi una raccolta fondi su Kickstarter , così da poter dare effettuare le riprese a dicembre prossimo.

Com’è nata l’idea del progetto?

Il progetto nasce dal bisogno di poter fare qualcosa di utile e di palpabile per alcune eroine che fino a un punto della nostra vita, neanche sapevamo di avere. Eroine silenziose, nascoste e dimenticate dalla storia. Quando ci siamo accorti che queste tre donne, come migliaia e migliaia di altre donne, erano completamente assenti dal panorama storico, abbiamo sentito la necessità di fare qualcosa. Come artisti, anche. Però prima di ogni cosa come persone, come esseri senzienti, e come individui che cercano di rendere il mondo un posto migliore. Un posto in cui gridare e lottare per i propri ideali non sia semplicemente la cosa più difficile da fare e sia la strada più efficace per un’umanità migliore.

Tutto è cominciato un anno fa. Come si è strutturata la prima fase del lavoro?

La prima fase del lavoro è stata giustamente quella della ricerca, abbiamo cercato di trovare più materiale possibile su queste donne, purtroppo è stato difficile, ma siamo riusciti a mettere da parte abbastanza per strutturare il film.

Da li è partita la ricerca per trovare i luoghi e le attrici giuste. Volendo esprimere l’interiorità di queste eroine, il luogo diventava una proiezione delle loro emozioni e delle loro paure. Per fortuna ,l’Argentina ci ha messo a disposizione una vasta gamma di paesaggi, da boschi a mari, da dune a cattedrali abbandonate. Infine, abbiamo cominciato a raccogliere gli appoggi necessari per realizzare il film, Istituto italiano di cultura, Kodak, case di produzione, esperti del cinema, e siamo arrivati fino a qua.

Ora ci manca questo ultimo passo, stiamo facendo questo crowdfunding per riuscire a mettere insieme la somma che ci manca per riuscire a girare il film il 14 dicembre. 

Chi sono e come avete scelto Tamara, Edera e Irma, le tre donne protagoniste del film?

La scelta di queste donne non è stato per nulla un caso, diciamo che il destino ci ha regalato la voglia di scoprire qualcosa in più, che nessuno a quanto pare conosceva di queste donne: la loro forza, la loro tenacia, e il loro spirito. Quando abbiamo iniziato a fare ricerche su donne e eroine dimenticate, ovviamente non abbiamo trovato nulla. Ma con un po’ di insistenza e testardaggine abbiamo scoperto di una piccola ragazza di Bologna, che nel 1944, di fronte a un plotone di esecuzione, si girò, e guardandoli dritti negli occhi e gridò: “Vedo che tremate, anche una ragazza vi fa paura”. Quella ragazza , impavida, era Edera Francesca De Giovanni, prima donna fucilata durante la Repubblica di Salò.

Dopo di lei, viene un'altra ragazza, un po’ più matura, che portava con sé i segreti per far cadere la Resistenza. Fu rapita, torturata, e dopo sette giorni di tortura le strapparono gli occhi. Essendo certi che lei avrebbe parlato, ma non ebbero ragione neanche lì. Trucidata, sotto casa dei genitori, questa è la storia di Irma Bandiera.

L'ultima donna, Tania Tamara Bunkee, la trovammo qui, nel paese che ci ospita, l'Argentina. Tania, come si faceva chiamare, era una fedele seguace del Che, il suo braccio destro, e per anni fu accusata di averlo fatto catturato e uccidere. Non solo dimenticata, ma anche infangata, lei che aveva lottato a denti stretti per un mondo migliore, un mondo diverso, un mondo più buono.

E per ultimo, ma non meno importante, abbiamo il nostro moderno Caronte, Vedran Smailovic. Vedran è stato sempre una figura di spicco nelle nostre fantasie. Vedran, che dopo che una bomba trucidò donne e bambini, decise di combattere con l'unica arma che aveva a sua disposizione, ovvero il suo violoncello, decise di scendere in piazza e di eseguire l'Adagio di Albinoni, per far si che quella guerra sanguinosa lasciasse i cuori dei soldati.

“Nessuno può portarti un fiore” è stato supportato anche dalla FUC (Film University Buenos Aires). Come è scaturita questa partnership?

Noi siamo studenti dell’Università del Cinema.  Abbiamo quindi presentato il progetto all’Università che si è rivelata subito entusiasta. Ha deciso cosi di fornici l’attrezzatura necessaria e di metterci tutti i suoi mezzi a disposizione, tra cui per esempio il laboratorio per lo sviluppo del 16mm. Abbiamo anche un video del vicedirettore dell’Università che presenta il progetto

Il vostro progetto ha dato vita ha un forte passaparola. Avete avuto un qualche contatto con i parenti/eredi delle donne di cui parlate nel film?

Purtroppo non è facile, abbiamo provato a contattare associazioni e cercare di raggiungere in qualche modo i parenti di queste donne, senza successo. Fa parte anche questo del mondo pieno di informazioni, dove alcune vengono perdute. Sapendo poco di queste donne, è ancora più difficile riuscire a entrare in contatto con qualcuno vicino a loro.

Lanciamo quindi questo appello, se qualcuno le conosce, a noi farebbe un immenso piacere poter parlare con loro. 

 
 
 

 

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