La caccia alle balene è anche una questione politica

Le baleniere che solcano i mari del territorio asiatico continuano a indignare milioni di ambientalisti. 
Tuttavia i capitani Achab nipponici non accennano a fermarsi, al massimo diminuiscono il bottino. Il governo sostiene che la caccia alla balene è parte della cultura del Paese e una pratica portata avanti da centinaia di anni. A lungo il Giappone è stato infatti una nazione chiusa all’importazione, che ha dovuto sviluppare i propri metodi di approvvigionamento. Inizialmente la pesca delle gigantesse del mare non era un’attività di larga scala e veniva svolta principalmente perché non si aveva accesso ad altri tipi di alimenti. Durante la Seconda guerra mondiale la carne di balena ha rappresentato una delle maggiori fonti di nutrimento, in quanto  ricca  di proteine, grassi e ferro.
 
Oggi però le abitudini alimentari sono  cambiate, il consumo è  calato e ormai la balena è una specie in via di estinzione. Greenpeace ha calcolato che in media ogni giapponese ne mangia circa 30 grammi l'anno ( praticamente  un consumo nullo); gran parte del prodotto  rimane infatti nei congelatori. Peraltro la caccia alle balene comporta determinati oneri finanziari; negli ultimi anni il governo giapponese ha sborsato 400 milioni di dollari per finanziare spedizioni sempre più costose, anche a causa delle restrizioni imposte dagli ambientalisti. 
 
Molti hanno cavalcato l'onda dell'hot topic per allargare il proprio bacino di voti. Il leader del Partito Liberal Democratico Shinzo Abe,  ne fa un discorso tradizionalista, trattando l’argomento come un baluardo di difesa dei costumi nipponici, su cui nessun Ente o governo esterno può metter bocca. Tokyo si appella alle clausole minori dell’accordo dell’ International Whaling Commission, in cui si permette la caccia solo a scopi scientifici. L'illegalità viene perciò nascosta  dietro il bisogno di analisi degli organi interni, che non può essere condotta in altro modo. Grazie a questa scusa, dal 1986 sono stati eliminati 10.000 cetacei.
 
 La Corte di Giustizia dell’ Aia , dopo un’attenta  analisi, ha determinato che  i fini non sono per nulla legati alla ricerca. Così nel 2015 il governo nipponico  ha presentato un nuovo progetto, il NEWREP-A, che prevede l’uccisione di meno cetacei , senza tuttavia eliminare il problema all’origine.
 
La questione è simile alla condanna della corrida spagnola o al consumo di carne di cane in Cina. Le tradizioni sono dure a morire, ma se biecamente sfruttate per aumentare i consensi è un'altra storia.  
 
 
Guarda il video >>>
 

Leggi anche:
 
Iscriviti al canale YouTube >>>
 

 

FB  youtubeinstagram

✉ Iscriviti alla newsletter


☝ Privacy policy    ✍ Lavora con noi

Contattaci