Kiddle e Qwant, quei motori di ricerca "gender-fobici"

Nativi digitali, millenials, messi al mondo nell’era di Internet. 
Chiamateli come volete ma ormai la soglia di utilizzo della tecnologia si abbassa a una velocità vertiginosa. Trovare un bambino che rimane stregato dal suo ditino che muove immagini e apre nuovi mondi sugli smartphone di papà e mamma, è sempre più frequente.
 
Così facendo però, il piccolo nerd potrebbe incappare in qualche contenuto non adatto alla sua età. Google ha perciò deciso di schierarsi a favore del parental control creando Kiddle, motore di ricerca indirizzato ai più piccoli.  Google Safe Search e un team di editor sono costantemente al  lavoro per offrire  un web più sicuro. Kiddle funziona così: i primi tre risultati vengono selezionati da siti per bambini ad hoc, mentre i successivi, dal terzo al quarto, sono caratterizzati da contenuti semplici e alla loro portata. Dall’ottavo in poi  ci sono invece quelli più complicati ma sempre selezionati secondo i parametri di Google Safe Search. 
 
La grafica è adatta alla fascia d' età con font più leggibili  e anteprime più grandi e visivamente accattivanti. Nonostante l’iniziativa lodevole non sono mancati i primi commenti negativi riguardo ai contenuti oscurati. Termini come transgender o bisessuale sono il male; Kiddle mostra infatti  un messaggio che identifica i termini come bad words. Stessa cosa per ovaie, ciclo e  mestruazioni (?!?)
 
Nonostante la giovane età dell'ultimo nato di Google, sono già apparsi i primi rivali; Qwant Junior è stato presentato alla stampa come l’anti-Google. La priorità è sempre la tutela della privacy, ma il team di Qwant  non esercita un vero  e proprio monitoraggio sui termini. Ciascun utente può segnalare un contenuto giudicato  illecito con un modulo di contatto, che verrà successivamente vagliato dal team. 
 
I contenuti “illeciti” sono diversi da Paese a Paese. Ad esempio la parole bisessuale si trova in italiano, ma bandita in inglese; presenti aborto e pubertà ma in generale ciò che emerge è che molti Paesi hanno problemi con tutto ciò che richiama il termine sesso. Masturbazione? Neanche la traccia. È pur vero che certi argomenti, tendenzialmente, sono esclusiva dei genitori . Ma anche quando i motori di ricerca non esistevano, i nostri Google erano gli amici più grandi.  
 
I siti di contenuti hard è giusto censurarli. Ma perchè nascondere certi fenomeni per crescere bambini disinformati in partenza?
 
 
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