Tinder & Co.: non è un paese per brutti

Hai scaricato tutte le app possibili e immaginabili. 
Hai selezionato le migliori foto profilo, quelle in cui hai il sorriso smagliante e  i rotoli di pancetta sono accuratamente nascosti dall’infallibile maglione largo. Scorri la bacheca come un matto ma non esiste una persona adatta a te. Rilassati. La colpa non è di obiettivo sporco o occhiale storto. Un’inchiesta di Fast Company, rivista statunitense su tecnologia e business,  ha svelato perché il mondo sembra essere diviso in Casanova e  Leopardi dei social. 
 
In particolare Tinder, l’app di dating più famosa del mondo, ha al suo interno un sistema di classificazione battezzato Elo Score. Grazie a questo meccanismo, l’incrocio di destini non è frutto di frasi originali o superpoteri, ma legato a criteri sconosciuti all’utente. Parametri che si basano, ahimè, sul livello di attrattiva, desiderabilità e fascino. In poche parole interessi simili e sforzo nella creazione di un profilo cool non c’entrano nulla. I belli finiranno con i belli e i bruttini con esemplari della stessa categoria. Come?
 
Non c’entra solo la foto profilo. Vengono considerati molti altri fattori e lo ha confermato Sean Rad, CEO di Tinder.: «Non si tratta solo di quante persone manifestino interesse nei tuoi confronti, è un'operazione molto complicata. Ci sono voluti due mesi e mezzi per costruire l’algoritmo». In primis ciò che viene considerato è il tasso di risposta, cioè quanti si mostrano disponibili ad essere contattati dopo il right swipe ( il cosiddetto pollice in su). Chiaramente più se ne ricevono, più significa che sei “socialmente apprezzato”. In secondo luogo l’abilità nell’aver attirato utenti con un punteggio più alto. Una sorta di Pretty Woman digitale. « Ogni volta che mostri interesse per una persona con uno swipe verso destra o ne scarti un'altra stai fondamentalmente dicendo che la prima è più desiderabile della seconda ».
 
Il gioco, dunque, è truccato? No, ma nemmeno del tutto trasparente. Tecnologia e intelligenza artificiale hanno una certa influenza nel regno del rimorchio. Al momento solo Tinder ha ammesso di utilizzare quest’algoritmo, ma chissà quante altre piattaforme sfruttano tale sistema. Alcuni social si stanno evolvendo su questo fronte. Blinq, app svizzera, sta sviluppando un algoritmo che aiuti l’utente a scegliere la foto migliore.  Il sistema infatti analizza gli elementi dello scatto e li allinea a ciò che viene più apprezzato sul social. Un meccanismo testato su 100mila immagini e venti milioni di volti rilevati dal database dell’applicazione, ma anche attraverso le immagini dell’Internet Movie Database. In breve, il social ti mostra quale sia l'immagine più appealing per rimorchiare, confrontandola addirittura con quelle di re e regine di Hollywood. 
 
E noi nostalgici  che pensiamo che un bicchiere di vino sia ancora il miglior metodo per scoprire il fascino di una persona. 
Come siamo antiquati. 
 
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