Il modo di lavorare secondo la Apple

Indossare pantaloncini e scarpe da ginnastica sul luogo di lavoro ed avere un massaggiatore

Questa volta raccontiamo la storia di  Mauro Lecchi, 44enne di Bergamo, che lavora come designer 3D per Apple, per capire il mondo del lavoro così come è concepito da questa azienda.

Mauro è un appassionato di disegno sin da piccolo e dopo un incidente interrompe gli studi per poi aprire un cartolibreria che gli consentiva in parte di dare sfogo alla sua passione: «Mi divertivo a progettare le vetrine: qui riponevo tutto il mio amore per il design. Iniziano a notarmi, prima i negozianti che mi chiedono di allestire le loro vetrine. Poi arrivano in negozio tre architetti…».

Decide di riprendere gli studi e frequenta un Master per modellazione in 3D. Al temine del master inizia a lavorare per la Ferrari di Maranello e dopo qualche tempo gli arriva la proposta della Apple.

Dal colloquio al lavoro è tutto un sogno

Dopo aver superato dei test di modellazione in 3D, Mauro vola a Cupertino per il colloquio dove scopre un altro mondo del lavoro: «Ti mettono a tuo agio, non sei obbligato a vestirti con giacca e cravatta, così come avviene in Italia. 
Puoi andare anche in maglietta, pantaloncini e scarpe da ginnastica. Una chiacchierata piacevole a cui segue una prova di una settimana in azienda che servono a loro per capire come sai muoverti nel team. Per loro è fondamentale che tu ti integri subito».

Il primo giorno lo fanno sedere in una stanza assieme a  tutti i membri del team del progetto per decidere chi sarebbe stato il loro manager.

Mauro ottiene uno stipendio tre volte superiore a quello di Ferrari. Oltre a una serie di agevolazione, stock option, copertura assicurativa. 

E, come racconta a Milionair, perfino un massaggiatore: «Da noi è un po’ un’isola felice. Se hai problemi di schiena, due massaggiatori ti seguono e controllano come stai seduto, ti offrono consigli su come non sottoporre la schiena a ulteriori stress. C’è una grande attenzione alla salute dei dipendenti».

Tuttavia la grossa informalità sul lavoro è accompagnata anche da una netta separazione della vita privata dal lavoro e come dichiara egli stesso: «Mancano quei legami veri che si stabiliscono in Italia. È tutto più freddo nei rapporti umani, più controllato. Lavoro da mesi ormai  e non ho mai sentito qualcuno alzare la voce».

Simona
Brand Story agitator

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