La cucina è il mio regno, ma che fatica conquistarlo

La realizzazione di se passa anche attraverso un equilibrato rapporto con la famiglia, il luogo destinato a nutrirci e proteggerci durante l’infanzia, insegnandoci contestualmente qualcosa di fondamentale: realizzare in autonomia e consapevolezza la felicità. 
 

Non è raro però che un’impropria concezione dell’amore spinga i genitori, durante l’infanzia o l’adolescenza dei figli, a tentare di trasmettere determinati interessi e indirizzi ritenuti più facilmente spendibili dal punto di vista professionale. 

Per padri e madri, infatti, felicità fa rima con stabilità. Soprattutto quando si parla del sangue del loro sangue, il traguardo da raggiungere è una dimensione di vita caratterizzata da continuità e senza scossoni, meglio ancora se ottenuta –lavorativamente parlando – percorrendo sentieri già battuti (con successo) da altri membri della famiglia.  

Naturale - forse quasi inevitabile – che ogni figlio rivendichi per sé il diritto a uscire dal seminato, provare e provarsi, curiosare, e anche sbagliare, se necessario a realizzare cosa conta veramente, e dedicargli tutta la cura necessaria a farlo sbocciare
Così, seguire le proprie inclinazioni può condurre lontano dagli scenari immaginati (e magari anche disegnati) dai genitori. Ma se il talento  c'è, a una prima, fisiologica, fase di esperimenti preparatori segue la soddisfazione di entrambe le parti. 
 
StefaniasSorbaraFormicaArgentina
Stefania Sorbara, trevigiana, ha provato tutto questo sulla sua pelle. La facoltà di giurisprudenza prima, sulla scia della brillante carriera di uno zio, e successivamente l’approdo in diversi studi legali. Una parentesi, questa, che l’ha solo apparentemente depistata dalla sua vocazione per i fornelli. Dopo un percorso che è stato prima di tutto finalizzato alla (ri)scoperta di ciò che l’appassionava davvero, oggi lavora infatti come corporate chef.
 

Gli inizi, tra codici e tribunali

“Onestamente nulla di tutto quello mi entusiasmava. Durante gli anni dell’università avevo vissuto con un certo sforzo e fastidio l’aspetto mnemonico dello studio. Poi, quando ho cominciato a lavorare, ho percepito con nettezza la distanza tra il mondo accademico e quello con cui mi sarei dovuta confrontare ogni giorno. La svolta è arrivata con il trasferimento a Verona”. Una nuova consapevolezza stava infatti decantando dentro Stefania. Le tante cene organizzate per gioco a casa di amici erano fonte continua di complimenti. Così, per prima, ha cominciato a chiedersi se non valesse la pena di dare un’opportunità di crescita a se stessa e a questa scintilla
 

Districarsi tra pentole, forchette e fornelli…

Stefania Sorbara muove quindi i primi passi nel settore culinario. Parte con una scuola serale per cuochi, e procede con un blog e un piccolo servizio di catering fondato con due amiche. A coronamento di un percorso ragionato e costruito con tenacia arriva l’esperienza maturata in prestigiosi ristoranti come il veneziano Vecio Fritolin e il Tilia di Dobbiaco.
“Mi è rimasto nel cuore il periodo in cui ho lavorato nella cucina dei battelli per i cicloturisti che risalgono il Po da Venezia a Mantova. Lavorare senza chiudersi in un ristorante era esattamente il mio sogno”.  Oggi Stefania lavora come cuoca aziendale presso una società che fabbrica strumenti per cucine professionali.  “Spiego ai clienti come funzionano i macchinari, mi metto ai fornelli per loro, viaggio e organizzo eventi. I tribunali? Non mi mancano”. 
“Non rimpiango nulla di ciò che ho fatto. Tutto mi è servito per arrivare dove sono oggi, ma non nego che è stato un percorso impegnativo. Rimettersi in gioco dopo l’iniziale inserimento in un settore lavorativo differente richiede infatti uno sforzo doppio, in quanto bisogna imparare tanto e in fretta, per recuperare il tempo perso. E per riuscirci ho dovuto sacrificare la mia vita privata”. Insomma, non è mai troppo tardi, per chi ha un sogno da realizzare e non si lascia intimorire dalle incognite. Un ostacolo, in fondo, può essere un’opportunità. 
Dipende da dove – e come – lo guardi...
 
 

Francesca Garrisi   

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 
 
 

 

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