IC 723: cronache di una morte annunciata

Meno tre, due, uno. 
È inziato il countdown per le Ferie natalizie. Già pregusti pasta al forno, succulento pasticcio di carne e l’intramontabile tiramisù di nonna Sara. Il pensiero di regali, pancia piena e relax sul divano ti rende più sopportabili le interminabili ore di lavoro e l'insalatina light del pranzo. Eh si, speri ancori di perdere qualche kg prima del bombardamento calorico. Ecco che arriva il 23 Dicembre. Chiedi a fratello, sorella, fidanzato, amico, cane, chiunque sia il tuo compagno di viaggio, se abbia già prenotato l’aereo. « No, ho preso l’Intercity, così risparmiamo». Sbam. Tutte le immagini di felicità costruite fino a quel momento nella tua mente svaniscono, sostituite da sedili puzzolenti e bambini urlanti. Troppo tardi, ormai il viaggio della speranza ti attende.
 
Ore 9. 00: Roma Termini
Ringrazi mentalmente il tuo accompagnatore per  non aver acquistato i biglietti per quello delle 6.00 del mattino. Mentre esegui il ballo del mattone per il freddo, attendi, con in mano cappuccino e cornetto,(passato dall’essere bollente a meno di due gradi in un soffio di Eolo). Tuttavia hai ancora il sorriso stampato in faccia: non ti trovi in mezzo a scartoffie e ansie lavorative.  Osservi il display con fiducia e a un tratto….« Avvisiamo i gentili passeggeri che l’IC 723 arriverà con dieci minuti di ritardo». Disagio. Sai che da questo momento sarà un inarrestabile accumulo di minuti, che ha vanificato in un attimo il tuo  tentativo di essere in orario. Così ordini mesto altri due cornetti. L’attesa sarà lunga.
 
Ore 11.30
Svariate calorie più tardi finalmente appare. Mani congelate e piedi di ghiaccio, l’Intercity sembra l’Espresso per Hogwarts. La felicità dura poco però. Faticosamente arranchi fino al tuo scompartimento e vedi che al tuo posto c’è già seduto qualcun altro: famiglia calabrese al completo. Impossibile da affrontare senza uscirne sconfitto. Mentre la benevola madre meridionale ti offre del salame, il padre attacca sull’altro fronte. «Ci scusi eh, ma siamo tutti insieme…». In nome dello spirito natalizio, porti pazienza e fai cambio di posto. Lì ti aspetta il regal parentado siculo: dalla padella alla brace. Le valigie sono sistemate e così ti accucci sul sedile per leggere in santa pace l’ultimo successo sulla paleo-dieta. Poi una voce: « E voi di dove siete?  Vitti a Trinacria supra a valigia». Ecco l’immancabile loquacità siciliana quando ciò che vorresti è semplicemente tranquillità. Il tuo ragazzo risponde per non  sembrare scortese mentre tu rispolveri il dialetto dimenticato. Cinquanta minuti più tardi sai già vita morte e miracoli della famiglia Cucinotta, menu del cenone compreso.
 
   Ore 16
«Siamo in arrivo a Napoli Centrale». Sei sopravvissuto al ricco pranzo di parmigiana, braciole, melanzane fritte e cannoli che hanno fatto impallidire i tuoi panini al prosciutto. Sotto sotto sei grato alla signora Cucinotta che ti ingozza benevolmente senza conoscerti. Gli immancabili venditori ambulanti cominciano a popolare i vagoni, proponendoti acqua e panini friarielli e salsiccia. Il signor Alfio baratta il suo tramezzino frittata e cipolla con un sandwich partenopeo. Riprende la traversata. Stai per attraversare la Calabria, terra di Mordor. Da questo momento in poi gli Intercity diventano vittima di buchi neri. Sai a che ora hai oltrepassato il confine ma non hai idea di quando arriverai esattamente. Si cominciano a tirar fuori carte e cuscini per la notte.
 
Ore 18.30 

Alfio russa sonoramente e tu cerchi di  farti abbracciare da Morfeo nonostante il concerto di bassi che sta violentando le tue orecchie. Realizzi che sarà impossibile prender sonno così fai un giro in corridoio e  incontri il vecchio da treno, figura mitologica. Il simpatico esemplare si nutre di caffè per due quarti della giornata e nel tempo restante si lamenta di tempo, governo e cattiva amministrazione. Siete soli. Capisci che la vittima sacrificale delle sue paturnie sei proprio tu.

Ore 19. 30
Molte bestemmie e lagne più tardi, ecco Paola, stazione di Paola. Sei vicina alla meta, mentre lotti con la voglia di saltare giù dal treno o tirar fuori dal finestrino il vecchio da treno, mentre è intento a raccontarti la guerra del '15-18. Il tuo ragazzo nel frattempo è stato chiamato dalla Sacra Trinità al completo: mamma, nonna e zia, che si accertano che sia ancora vivo ( e se ovviamente ha mangiato). Cominci a chiederti seriamente se sopravviverai.

Ore 21.00

Sei a Villa S. Giovanni, di fronte alla tua Sicilia. Due ore di ritardo, occhiaie grigie, mal di testa. Conosci ormai metà del treno. Scendi finalmente dall’IC della speranza e eccolo lì, eterno e meraviglioso: il mare. La vista delle azzurre onde e le luci della costa ti ripagano della fatica della traversata. Già pregusti l’arancino del traghetto fritto nell’olio di macchina. Sei finalmente a casa.

 

 

 

Irene Caltabiano

 

 

 

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