I cartoni animati che hanno traumatizzato la mia infanzia

Ragazzi e ragazze.

bim bum bamOggi parliamo di cose serie.

Su Facebook ogni giorno compaiono post di fortissima nostalgia anni '90 in cui vedo puntualmente UAN, Cristina D’avena, e Bat-Roberto, con i relativi hashtag “che ne sanno i duemila”.

Ora, io ci sono vissuta negli anni Novanta perché ormai ho una certa età, e devo dire che a parte alcune perle rare che ogni tanto riguardo piangendo (vedi Xena, Hercules e Buffy l’ammazzavampiri) quando eravamo piccoli il palinsesto Mediaset ci ha creato disagi seri con i suoi cartoni animati.

Roba che onestamente un bambino di 4, 5, 6 anni no, non può reggere tutta quella responsabilità emotiva!

I maschietti anni dopo, hanno dovuto fare i conti anche con il trauma delle puntate strappalacrime di Dragonball, con Goku che si sacrificava per tutto il genere umano.

Era il periodo in cui andava di moda essere brutti.

papà gamba lungaA questa bruttezza si aggiungeva la tristezza di cartoni animati che avevano trame così dolorose che la mia psicoterapeuta ha fatto causa agli autori degli anime, avendo capito che tutti i miei stati di tristezza hanno origine da lì, col tempo mescolati alla vita vera, quindi per molto ho creduto di aver vissuto parte della mia infanzia in orfanotrofio, di avere un papà con cui poi mi dovevo sposare e di voler fare l’infermiera.

Ecco a voi una classifica dei più tristi per esorcizzarli insieme.

Lovely Sara

lovely saraInvito tutti a ascoltare la sigla, perché già quella vi assicuro che mette una tristezza che al confronto i dissennatori sono arietta fresca.

Sara ha dieci anni e appartiene a una ricca famiglia inglese. Fin qui tutto ok.

È orfana di madre (in questi cartoni animati questo tipo di schema è SEMPRE presente, cioè non esiste che hai una famiglia felice) e il padre la manda a studiare in un rinomato collegio (altro elemento tipico) dove puntualmente sono tutti stronzi.

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Infatti, il collegio appartiene alla cattivissima Miss Minci. Solo che poi muore pure il padre.

Ma non è ancora tutto: muore senza lasciare nulla in eredità alla figlia. Soltanto tante umiliazioni e tristezza dopo, arriva al collegio un amico del padre, ricco e generoso che vuole adottarla ma lei decide comunque di restare nel collegio perché oh, non vogliamo mica essere felici?!

 Candy Candy

candy candyCalde lacrime sono scese guardando Candy Candy.

Un vero e proprio dramma fatto di salite e discese. Là, infatti, non dura più di una puntata. Candy è orfana e vive nell'orfanotrofio (visto??? Ve l’ho detto che lo schema è sempre quello) nella "Casa di Pony".

Da qui in poi spiegare la trama è complicato perché è lunga e aggrovigliata come l’italiano di Luca Giurato.

Diciamo che i momenti salienti sono, la morte di Anthony, suo primo amore, la rinuncia a Terence, suo secondo amore, scelta fatta per evitare che un'altra ragazza di suicidi per lui.

In tutto ciò ci sono vecchi amici che muoiono nei combattimenti in guerra, perché lo sfondo storico è il distesissimo periodo della Prima guerra mondiale!

Georgie

georgieGeorgie, insieme a Lady Oscar, è uno dei motivi per cui tossire su un fazzoletto bianco mi mette un’ansia terribile perché penso che vedrò del sangue!

Il dramma qui si svolge fra 1870 e il 1890, che già è un periodo storico duro.

Lo stesso della casa nella prateria ad esempio, quando era in voga fare il bagno nelle pozzanghere.

Orfana, (e certo) perde il padre adottivo quasi subito, la madre adottiva non la sopporta.

I fratellastri si innamorano di lei dando il via a scene di dubbia etica morale (e legale) e si mettono l'uno contro l'altro.

Lei si innamora di Lowell che però è promesso ad un'altra. Georgie comunque lo cede alla rivale perché lui ha bisogno di soldi per curarsi e lei ovviamente è povera.

 Pollyanna

pollyannaOrfana di madre perde ben presto anche il padre esattamente il giorno dopo che questi le aveva insegnato “il gioco della felicità”, quindi per la legge del condizionamento operante ogni volta che Pollyanna fa il gioco della felicità, qualcuno moriva.

La bimba va a vivere dalla zia Polly (che tanto simpatica non è) e un giorno, mentre fa il gioco della felicità, viene investita da una carrozza e rimane paralizzata. Incontra però un medico che la rimette in piedi e che diventa pure il compagno della zia.

Tutto apposto? Macché, un giorno Pollyanna decide di fare il gioco della felicità e un terribile incidente fa morire il dottore. Zia Polly le chiede per favore di smettere con questa carneficina, le due rimangono di nuovo sole con la solenne promessa di non essere mai più felici.

Così, per una questione di sopravvivenza.

Prendi il mondo e vai

 prendi il mondo e vaiÈ la storia di due fratelli gemelli, Kim e Tom e dell’amica d’infanzia Minami. Frequentano le scuole medie.

Kim, è un ragazzo modello, studioso e sportivo, asso della squadra di baseball. L’altro, Tom, è più perdigiorno, pigro. Tra i due c’è un rapporto strettissimo, infatti se Kim prende uno schiaffo Tom sente dolore alla guancia.

Kim muore e Tom prende il posto di Kim nella squadra di baseball e realizza il sogno del fratello di arrivare in finale e giocare e vincere nel celebre stadio Kōshien.

Ho pianto pure mentre scrivevo. Troppo traumatico.

Che gli anni ‘90 siano stati una bella epoca in cui crescere non v’è dubbio. Oggi altrimenti non canteremmo a squarciagola le canzoni degli 883 nei pub, non guarderemmo basiti i jeans a vita alta che tornano di moda con relativo zainetto, e non guarderemmo con ammirazione la tecnologia che evolve avendo in memoria i nostri commodore 64.

Per questo ed altre, tante altre motivazioni in fondo sono felice di averli vissuti, traumi emotivi a parte!

sara- salini

 

 

di Sara Salini

 

 

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