Hai mai pensato di fare la comparsa?

L’importanza discreta del figurante.

Alzi la mano chi non ama il cinema e non ha mai sognato, almeno per una volta, di trovarsi dentro il maxischermo, anziché all’esterno in qualità di spettatore. Poco importa se come protagonista o semplice comparsa: quel che conta è poter dire “io c’ero” e far schiattare d’invidia gli amici su Facebook, pubblicando la notizia.

Ecco, per una volta sarebbe bello porre l’attenzione sulle ultime ruote del carro, anziché sul cavallo o chi ne tiene le redini. Nessuno si ricorderà mai di loro, ma le comparse (spesso definite anche generici o figuranti) sono fondamentali per la buona riuscita di un film. Sono come l’arrangiamento di una canzone: creano il sottofondo che rende credibili le scene. Nessuno le nota, è vero, ma se non ci fossero tutti se ne accorgerebbero.


Qualche esempio.

Prendiamo la sequenza del film “Campo de’ Fiori” in cui i due protagonisti, impersonati da Aldo Fabrizi e Anna Magnani, parlano poggiati a una fontanella fino a bisticciare e venire alle mani, attirando l’attenzione di tutti. Ebbene, sarebbe stata altrettanto efficace senza il contributo delle persone che gli giravano attorno come effettivamente avviene ogni giorno nello storico mercato rionale romano?

Sempre nella stessa scena, poi, a un certo punto si avvicina un lavorante che chiede al protagonista: «Sor Peppi’, s’è riempito er secchio?». In quel caso si parla di “figurante speciale”, poiché la comparsa non si limita a riempire uno spazio ma deve dire una o più battute. La cosa fa tutta la differenza del mondo, non solo in termini di retribuzione (un figurante guadagna in genere dai 50 ai 100€ giornalieri, mentre un figurante speciale almeno 200€), ma anche ai fini della notorietà. Potrà sembrare assurdo ma diversi figuranti speciali hanno avuto la fortuna di dire la battuta giusta nel film giusto, entrando nell’immaginario collettivo al pari dei più grandi attori.

Un esempio su tutti è quello del film “Bianco, rosso e Verdone”, nell’episodio in cui il personaggio Pasquale Amitrano scopre che gli hanno rubato le borchie dell’Alfasud. A quel punto chiede spiegazioni a un tizio che stava pulendo il parabrezza della sua auto e questi, con accento romagnolo, gli fa: «Ci hanno fregato le borchie? Eh lo fanno, lo fanno… lo fanno».
Ora, magari nessuno conoscerà il nome di quel signore, ma il suo “lo fanno, lo fanno” è diventato un tormentone e quando nel quotidiano si ripresentano situazioni simili, le persone sono solite ripeterlo.

Cosa fare per diventare uno di loro, dunque?

Per fare le comparse non sono richiesti titoli di studio né particolari requisiti. Chiaramente se l’obiettivo è fare un po’ di gavetta prima di diventare attori, è importante avere una bella presenza e poter vantare una buona dizione e doti recitative. In questo caso si consiglia caldamente di frequentare uno o più corsi di teatro.

In passato, per lavorare come comparsa cinematografica o televisiva, era necessario iscriversi al collocamento dello spettacolo in qualità di generico. Dal 2008 tale normativa è stata abrogata dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e occorre soltanto iscriversi presso una sede ENPALS (Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza per i Lavoratori dello Spettacolo). Fatto ciò, sarà possibile rivolgersi alle agenzie di comparse oppure ai capogruppo o manager che si occupano di selezionare figuranti. Questo se s’intende fare del ruolo di comparsa una vera e propria professione, altrimenti ci si può presentare direttamente ai casting senza imbattersi in nessuna burocrazia.

Esistono siti dedicati come CastingFilm.it o CastingEProvini.com che segnalano puntualmente tutte le opportunità offerte dal settore (cinematografico e televisivo), per cui non si ha necessariamente bisogno di un’agenzia che faccia da tramite con le varie produzioni. Servono solo passione e tanta forza di volontà, per entrare nel set, ma attenzione alle truffe perché in rete esistono tanti ciarlatani che in cambio di un compenso promettono comparsate in film prestigiosi e quant’altro. Ergo è opportuno leggere ogni annuncio con un po’ di sana diffidenza e fare tutte le ricerche del caso, prima di sottoscrivere qualsiasi tipo di accordo.

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 

 

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