Festa della mamma e del papà: le ricorrenze (in)civili

Ci avevi mai pensato?

Le hanno inventate ufficialmente per onorare la figura materna e paterna, sottolineandone l’influenza sociale, e benché non esista una data univoca sono celebrate in diversi paesi. Stiamo parlando della festa della mamma e del papà, per l'appunto, due ricorrenze civili istituite nei primi decenni del XX secolo che ben presto hanno assunto una connotazione religiosa e soprattutto commerciale.

Qualunque sia il colore che gli si vuole dare, trattasi di due eventi inutili che servono unicamente a rimpinguare le casse dell’industria dei gadget e a far soffrire un gran numero di persone. Eppure la giostra continua a girare, nonostante il meccanismo che la muove sia perverso. Nessuno sembra accorgersi, infatti, di chi rimane fermo in disparte a guardare.

Una festa non può mai definirsi tale se non coinvolge e diverte tutti, ancor meno se crea divisioni ed è pensata esclusivamente per i più fortunati. Ebbene sì, esistono anche gli orfani, i figli di un Dio minore.



Il danno e la beffa.

Chi ha la mamma e il papà non ha bisogno di una data speciale per celebrarli: si accorge quotidianamente della loro importanza. Chi invece manca di una o entrambe le figure può soffrire, in quell’occasione, specie se è un bambino.
Questa eventualità non ha minimamente sfiorato l’anticamera del cervello di chi ha concepito l’idea e men che meno interessa a chi ha pensato di sfruttarla per meri fini di lucro.

Ci sono bambini che non hanno mai conosciuto né mai conosceranno i propri genitori, così come ce ne sono tanti che li hanno persi o sono stati allevati da uno solo dei due, poiché l’altro non s’è mai palesato. Cosa accade a queste creature, in quei giorni? Semplice, si sentono diverse e non riescono a capire per quale motivo gli sia capitata questa sorte né la ragione per cui qualcuno abbia deciso di mettere il dito nella loro piaga.

Per queste vittime incolpevoli, il 19 marzo e la seconda settimana di maggio rappresentano un vero incubo, specie a scuola. Un tempo, se non altro, le maestre d’asilo e delle elementari si limitavano a far scrivere poesie e pensierini ai propri alunni, oppure a creare i famosi "lavoretti". Oggi, invece, hanno pensato bene di rincarare la dose organizzando le giornate padri-figli, così chi non ha il papà ha l’opportunità di sentirsi ancora più orfano. Geniale, non c’è che dire.

A quanto pare le istituzioni hanno avuto questa “accortezza” per andare incontro ai cambiamenti della società, che rispetto a un tempo non annovera più molti nuclei familiari stabili per via del crescente numero di divorzi. In questo modo i bambini possono passare una giornata insieme alla figura meno presente nella loro quotidianità. Ancora una volta, dunque, le attenzioni sono per chi i genitori li ha entrambi e non per chi non li ha affatto. Per questi ultimi è stata introdotta la figura del papà surrogato: il massimo che gli illuminati dirigenti scolastici siano riusciti a concepire con l’intento di pareggiare i conti. Così il bambino senza padre si sentirà per giunta beffato, presentandosi con lo zio o l’estraneo di turno.

Il giorno del ringraziamento.

Che queste due ricorrenze siano più una manifestazione d’inciviltà che di civiltà dovrebbe essere chiaro a tutti, specie osservando i goffi tentativi di ripararne le falle. Allora perché non cancellarle dal calendario e sostituirle con il giorno del ringraziamento? Una data in cui chiunque, che sia adulto o bambino, festeggia manifestando la propria gratitudine per quel che ha ricevuto durante l’anno trascorso.

Negli Stati Uniti e in Canada, in occasione del Thanksgiving Day si vedono solo facce allegre ed euforiche, nessun muso lungo (tranne forse quello del povero tacchino). Quella sì che è una vera festa dove vige l’uguaglianza, perché chiunque ha almeno un valido motivo per essere grato, nella vita, e non c’è bisogno di specificare quale. Ciò che più conta, infatti, è non dare a nessuno un valido motivo per piangere o essere triste.
Diabolicamente, tuttavia, si persevera nell’errore. Infatti l’unica festa importata di recente dal Nord America è quella di Halloween, ossia l’ennesima inutile celebrazione del dio denaro.

 

di Giovanni Antonucci

autore del romanzo "Veronica Fuori Tempo"

 

 

 
 
 

 

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