Facebook combatte il razzismo online...ma non sa come

Online Civil Courage  Initiative.
Ma che nome altisonante Mr Zuckerberg! Questo il nome dell’operazione europea  che vuole combattere i messaggi d’odio nei riguardi di migranti, rifugiati e stranieri, favorendo il dialogo e tolleranza sul web. L’iniziativa, nata dalla mente di Sheryl Sandberg, direttrice operativa di Big F, appare tanto nobile quanto fumosa. 
 
Cyberbullismo, razzismo, xenofobia sono mostri che non si deve mai smettere di affrontare; l’importante però è il know-how, avere una strategia precisa, soprattutto se ci si muove nel virtuale.  «Vogliamo fare di più che cancellare semplicemente i messaggi d’odio» ha detto la Sandberg. Ok, ma cosa esattamente? Nessuno è stato capace di spiegare nel dettaglio. Vien da pensare che, come in molti casi precedenti, si tratti di una grande questione d’immagine.
 
Ulteriore  conferma che l'iniziatava sia soltanto la maniera in cui Mark dimostra al mondo quanto i temi sociali siano cari  a Facebook  sta nel fatto che i fondi destinati all’operazione  equivalgono a circa un milione di euro. Un gesto caritatevole da parte di un’azienda che solo nel 2014 ha fatturato tredici miliardi. La causa scatenante della lotta allo xenofobo è stato il J’accuse di Heiko Maas, ministro della Giustizia dell’Spd ( Partito Socialdemocratico tedesco), che ha criticato il social, a suo parere troppo morbido nel gestire  pagine e commenti razzisti, richiedendo un maggior controllo.
 
Risultato? L’unico punto fermo dell’operazione è al momento una task force con sede a Berlino che eliminerà le opinioni sopra le righe. Ma è davvero possibile controllare il calderone dei contenuti che vengono pubblicati quotidianamente? I post razzisti non sono solo quelli presenti nelle pagine più esplicite. Serpeggiano nell’ironia più bieca, si nascondono tra gli utenti che credono a bufale che confermano l’ignoranza dei soggetti in questione. Esempio cardine è la pagina Facebook Vergogna finiamola fate girare, nata dalla mente geniale dei social media manager Claudia Vago e Luca Faenzi.  La community propone  foto di personaggi famosi attribuendogli atti osceni e identità fake. Nonostante la palese ironia, i pesci continuano ad abboccare. 
 
Un bell’applauso al signor Facebook, che vuole combattere il razzismo senza un piano d’azione. Sarà mica che Frankestein è sfuggito al controllo del suo creatore?
 
 
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