Disturbo Ossessivo Compulsivo: quando l’avvocato del diavolo è dentro di noi

Il dubbio può essere come un castoro

Rosicchia la polpa con maniacale costanza, scarnificando fino all’osso. Una voracità scatenata dall’ansia e dal bisogno di controllo, una morsa che azzera desideri e progettualità. Quando la probabilità si fa certezza il dubbio diventa malattia: il suo nome è Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC).

L’immagine si fa realtà

Disturbo-Ossessivo-CompulsivoUn pensiero persistente, intrusivo ed angoscioso assume, nella quotidianità della persona affetta da DOC, la consistenza di un oggetto fisico. Qualcosa che si chiama ossessione. Ne consegue un bombardamento di domande che occupano un ventaglio potenzialmente vastissimo (“e se toccando la maniglia del bagno pubblico avessi contratto una malattia incurabile?”, “ e se quella mia distrazione causasse conseguenze irreparabili per il mio compagno? Come farei a perdonarmelo?”, “e se fossi omosessuale?”).

L’altra faccia del DOC è costituita dalle compulsioni, atti che l’individuo si sente costretto a ripetere continuamente, a mo’ di rituale, allo scopo di esorcizzare l’insorgere di quello che ritiene un pericolo. Tali comportamenti possono essere mentali o fisici (lavaggio delle mani, sistemazione degli oggetti in modo da rispettare criteri di ordine e/o simmetria).

Le persone affette da DOC sono convinte che, se non danno risposta certa ai dubbi che le logorano, le conseguenze saranno irreversibili e gravissime. Il senso di responsabilità, infatti, le sovrasta.

Ossessioni e compulsioni risucchiano il tempo, monopolizzano le energie e le giornate. La vita risulta doppiamente inquinata: pur essendo consapevoli dell’illogicità dei propri comportamenti, non si riesce a interrompere il circolo vizioso, in quanto nell’immediato questi danno un’illusoria sensazione di sollievo. Nel frattempo si perdono innumerevoli occasioni di felicità.

Come affrontare il DOC?

Disturbo-Ossessivo-CompulsivoLa terapia cognitivo comportamentale è lo strumento utilizzato più di frequente per affrontare questa patologia. L’Esposizione e Prevenzione della Risposta (Exposure Prevention Response), ad esempio, si articola in due fasi: la prima prepara il soggetto a fronteggiare le situazioni ansiogene. Durante la seconda lo si mette gradualmente nelle condizioni di confrontarsi con queste senza farsi paralizzare dal disturbo.

Quando ci si ammala di dubbi, la quotidianità diventa una cella. Accettare di non essere infallibili, comprendere che l’intero peso del mondo non è sulle proprie spalle costituisce il primo passo per affrontare il DOC. Solo così, infatti, si impedisce ad ossessioni e compulsioni di rubare il meglio di noi.

 

 
francesca garrisi
 

 

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