Dall’informatica alla scienza a Torino l’eccellenza è di casa: il Bioindustry Park Silvano Fumero

Si dice che l’Italia sia un Paese da migliaia di piccoli borghi e comuni, e questo è risaputo, quello su cui invece in pochi, probabilmente, scommetterebbero, è che scienza e innovazione possano concentrarsi in minuscole realtà. Una tra queste è Colleretto Giacosa, località piemontese in provincia di Torino che conta circa 600 anime. Qui si è insediato il Bioindustry Park Silvano Fumero, parco scientifico attraverso cui Ivrea ha voluto imprimere una forte spinta propulsiva allo sviluppo delle scienze della vita. 
All’origine di tutto, una crisi
 Gli anni Novanta sono stati segnati dal declino di Olivetti, big player del comparto informatico, cui seguì la decisione – visionaria, forse azzardata ma certamente vincente – di puntare su un settore non cruciale nell’economia locale. A scommettere sulla creazione di un polo capace di fungere da aggregatore e catalizzatore di imprese scientifiche fu la RBM, l’unico gruppo farmaceutico esistente all’epoca sul territorio. Fatidica fu la lungimiranza del suo direttore Silvano Fumero.
A oggi, il Bioindustry Park, che occupa una superficie di 70.000 metri quadrati dando lavoro a 550 persone, è sede di 6 grandi aziende, circa 30 di piccole dimensioni e 3 centri di ricerca; negli ultimi 18 anni le startup supportate sono state 17. Tra queste, particolarmente felice è stata l’esperienza di Creabilis, nata tra il 2004 e il 2005 e inizialmente operante nella produzione di farmaci per la psoriasi, che raccogliendo investimenti per 40 milioni di euro, è riuscita a lanciarsi sul mercato internazionale. A Colleretto Giacosa ha scelto di insediarsi anche Bracco Imaging, gruppo leader nella diagnostica per immagini.
I segni di una crescita inarrestabile
A dimostrare la costante evoluzione del  Bioindustry Park Silvano Fumero, l’espansione dei settori rappresentati dalle aziende presenti al suo interno. In origine a fare la parte del leone era il comparto farmaceutico e quello diagnostico, oggi stanno acquisendo sempre maggiore importanza anche il biomedicale, l’innovazione sociale e il settore della salute personalizzata, che in molti ritengono essere i trend del futuro. «Non bisogna soltanto creare connessioni con informatici, ingegneri e fisici, ma anche sviluppare una visione imprenditoriale della ricerca, aspetto su cui abbiamo lavorato moltissimo negli ultimi anni». A fare il punto è il presidente Fiorello Altruda. 
Quali servizi offre il Bioindustry Park?
Il polo di Colleretto Giacosa opera su diversi piani:
- offre uno spazio fisico per creare laboratori di ricerca e impianti pilota, facilitando la collaborazione tra imprese attraverso la condivisione di infrastrutture tecnologiche;
- mette a disposizione servizi di vario genere (scientifici, manageriali, tecnologici e di supporto al business development), consentendo alle aziende di abbassare notevolmente i costi;
- costituisce il nodo di una rete di contatti, permettendo l’accesso ai mercati internazionali
 
L’unione fa la forza
Il Bioindustry Park Silvano Fumero rappresenta indubbiamente una case history di successo, e l’auspicio sarebbe replicarla anche in altre parti del Paese. Il territorio è disseminato di centri resi altamente competitivi dalla presenza di singole imprese leader in un qualche settore (agroalimentare, tessile, artigianale). Creando in loco, attraverso il supporto di finanziamenti statali ed europei, luoghi di aggregazione produttiva e di innovazione si getterebbero le basi per la nascita di sistemi altamente qualificati, focolai di eccellenze nostrane che avrebbero ricadute positive anche sull’indotto e che, complessivamente, aiuterebbero a combattere il fenomeno della disoccupazione. A quel punto, probabilmente si invertirebbe una tendenza ampiamente consolidata,  e sarebbero magari gli inglesi e i tedeschi a venire in Italia in cerca di migliori opportunità professionali. Chissà, da qui a 20-30 anni potremmo ritrovarceli a fare i vinai nel Chianti, i ristoratori in Salento, o i produttori di salumi in Umbria. 

Si dice che l’Italia sia un Paese da migliaia di piccoli borghi e comuni, e questo è risaputo, quello su cui invece in pochi, probabilmente, scommetterebbero, è che scienza e innovazione possano concentrarsi in minuscole realtà. Una tra queste è Colleretto Giacosa, località piemontese in provincia di Torino che conta circa 600 anime. Qui si è insediato il Bioindustry Park Silvano Fumero, parco scientifico attraverso cui Ivrea ha voluto imprimere una forte spinta propulsiva allo sviluppo delle scienze della vita.

All’origine di tutto, una crisi

 Gli anni Novanta sono stati segnati dal declino di Olivetti, big player del comparto informatico, cui seguì la decisione – visionaria, forse azzardata ma certamente vincente – di puntare su un settore non cruciale nell’economia locale. A scommettere sulla creazione di un polo capace di fungere da aggregatore e catalizzatore di imprese scientifiche fu la RBM, l’unico gruppo farmaceutico esistente all’epoca sul territorio. Fatidica fu la lungimiranza del suo direttore Silvano Fumero.

A oggi, il Bioindustry Park, che occupa una superficie di 70.000 metri quadrati dando lavoro a 550 persone, è sede di 6 grandi aziende, circa 30 di piccole dimensioni e 3 centri di ricerca; negli ultimi 18 anni le startup supportate sono state 17. Tra queste, particolarmente felice è stata l’esperienza di Creabilis, nata tra il 2004 e il 2005 e inizialmente operante nella produzione di farmaci per la psoriasi, che raccogliendo investimenti per 40 milioni di euro, è riuscita a lanciarsi sul mercato internazionale. A Colleretto Giacosa ha scelto di insediarsi anche Bracco Imaging, gruppo leader nella diagnostica per immagini.

I segni di una crescita inarrestabile

A dimostrare la costante evoluzione del  Bioindustry Park Silvano Fumero, l’espansione dei settori rappresentati dalle aziende presenti al suo interno. In origine a fare la parte del leone era il comparto farmaceutico e quello diagnostico, oggi stanno acquisendo sempre maggiore importanza anche il biomedicale, l’innovazione sociale e il settore della salute personalizzata, che in molti ritengono essere i trend del futuro. «Non bisogna soltanto creare connessioni con informatici, ingegneri e fisici, ma anche sviluppare una visione imprenditoriale della ricerca, aspetto su cui abbiamo lavorato moltissimo negli ultimi anni». A fare il punto è il presidente Fiorello Altruda.

Quali servizi offre il Bioindustry Park?

Il polo di Colleretto Giacosa opera su diversi piani:

-      offre uno spazio fisico per creare laboratori di ricerca e impianti pilota, facilitando la collaborazione tra imprese attraverso la condivisione di infrastrutture tecnologiche;

-      mette a disposizione servizi di vario genere (scientifici, manageriali, tecnologici e di supporto al business development), consentendo alle aziende di abbassare notevolmente i costi;

-      costituisce il nodo di una rete di contatti, permettendo l’accesso ai mercati internazionali

 L’unione fa la forza

Il Bioindustry Park Silvano Fumero rappresenta indubbiamente una case history di successo, e l’auspicio sarebbe replicarla anche in altre parti del Paese. Il territorio è disseminato di centri resi altamente competitivi dalla presenza di singole imprese leader in un qualche settore (agroalimentare, tessile, artigianale). Creando in loco, attraverso il supporto di finanziamenti statali ed europei, luoghi di aggregazione produttiva e di innovazione si getterebbero le basi per la nascita di sistemi altamente qualificati, focolai di eccellenze nostrane che avrebbero ricadute positive anche sull’indotto e che, complessivamente, aiuterebbero a combattere il fenomeno della disoccupazione. A quel punto, probabilmente si invertirebbe una tendenza ampiamente consolidata,  e sarebbero magari gli inglesi e i tedeschi a venire in Italia in cerca di migliori opportunità professionali. Chissà, da qui a 20-30 anni potremmo ritrovarceli a fare i vinai nel Chianti, i ristoratori in Salento, o i produttori di salumi in Umbria.

 
 

 

 

 

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