Cos’è l’Internet shame e perché tutti potremmo diventarne vittime

Sarà la pioggia o il freddo che comincia a serpeggiare, ma il pomeriggio domenicale è ormai diventato esclusiva di pigiama e serie tv. 

La più grande soddisfazione è quando riesci a trovare una narrazione ben sviluppata, che ti fa porre domande sui meccanismi della vita quotidiana. Una produzione come Black mirror.

Della serie avevamo già parlato, dal momento che è continuo spunto di analisi della società in cui viviamo. Tuttavia il terzo episodio della terza stagione è troppo inquietante e verosimile per non dedicargli un approfondimento a parte. Tratta infatti di un errore in cui tutti potremmo incorrere: essere superficiali nell’accettare le condizioni d’uso di un qualsiasi sito Internet. Alzi la mano chi si è mai letto l’intero papello contrattuale quando scarichiamo un antivirus o un semplice programmino (per la cronaca, neanche io lo faccio mai). L'episodio Zitto e balla  dello "Specchio nero" vi spingerà a ricredervi (se l’avete già visto o semplicemente non temete lo spoiler continuate nella lettura).

Cos’è l’Internet Shame

Zitto e balla ( in lingua originale Shut up and dance) fa leva sul suddetto meccanismo. Cioè? La vergogna di ciò che qualcuno potrebbe scoprire e rendere pubblico sfruttando in maniera impropria i nostri account sul web.  Pericolo tutt’altro che avulso dalla realtà, dal momento che nelle nostre tasche c’è un dispositivo che registra ogni nostra azione online, ci localizza, salva qualsiasi chat su qualche server lontano. Possiamo soltanto appellarci alla buona fede di chi emana determinati servizi. Ma se non fosse così? Se qualcuno sfruttasse i nostri "segreti virtuali" per ricattarci? Una trappola in cui Kenny, protagonista dell’episodio, rimane completamente invischiato.

Un giorno l’adolescente scarica un free antivirus per ripulire il computer da un malware, senza leggere le clausole di download. Dopo qualche minuto riceve un messaggio da numero sconosciuto. L'anonimo mittente dichiara di sapere cosa ha fatto, obbligandolo a compiere tutto ciò che gli dirà se non vuole che diffonda un video “intimo” ripreso dalla webcam del suo pc, su cui gli hacker hanno preso il controllo. Il ragazzo viene spinto a compiere azioni sempre più pericolose, facendolo precipitare in un incubo che dovrà condividere con altre persone, vittime degli stessi ignoti malfattori. Fino alla degenerazione totale di questo meccanismo.

Perché l’episodio funziona così bene

Shut up and dance mescola sapientemente un tema attuale come l’hackeraggio, il terrore che qualcuno rubi i nostri dati sensibili, a un altro meccanismo molto potente e tristemente attuale: la paura che qualcosa di estremamente privato venga diffuso su pubblica piazza. La diffusione è virtuale, le conseguenze reali.  E possono durare per anni, in un orrendo circolo vizioso che conduce ad emarginazione e isolamento. Quando non si arriva purtroppo, a qualche gesto definitivo.

Ma c’è di più. L’episodio ci pone di fronte a un inquietante quesito: fino a dove ci si può spingere pur di non finire sulla gogna mediatica? Black Mirror è un pugno allo stomaco che tutti dovremmo auto-proprinarci per imparare a limitare l’uso smodato della tecnologia. 

 

di Irene Caltabiano

 

 

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