Clikkare non è comunicare. Gli scomparsi, gli inespressi e i perplessi nella comunicazione

‘Chi non comunica scompare’

Questo è un assioma fondamentale della comunicazione (M.Mc Luhan). Chi comunica, cosa, a chi? Domande peculiari di ogni buona strategia. E con quale esito, decodifica e risposta? Stiamo davvero comunicando? Probabilmente molti di noi non lo sanno fare, lo fanno poco, male o addirittura per niente. Sì perché qualcuno in questa era digito-pressoria a oltranza direi, soffre di scarti e gap di varia natura. O dentro, o fuori il sistemone comunicativo. Ci sono certo comportamenti da studiare, attitudini da tracciare, incapacità da monitorare e modelli cognitivi più efficaci da promuovere.

D’altronde ‘non si può non comunicare’ tutto a tutti. Circa trent’anni fa, più di qualcuno ipotizzava l’attuale società come abitata da ‘informatissimi idioti’. Un popolo di chiacchieranti genti, che fanno conversazioni intorno alle quali ruota la gestione dei poteri di mercato di ogni tipo, economico, politico, religioso, e che sono i primi indicatori da tenere sott’occhio se si vuole aumentare il traffico dei propri utenti. Il traffico… l’esistenza si è indicizzata cari miei. Gossip indicativo no?

L’utente senza risposta
Ma come mai, in un’era come questa, dove è possibile dire tutto a tutti, di continuo, salvo interruzioni di connessione, c’è ancora qualcuno che non risponde alle mail, al telefono, e talvolta al campanello? C’è qualcuno che non è presente, è assente ingiustificato in un sistema comunicativo efficientemente collegato. A chi non è capitato di non ricevere risposta ad un messaggio, di non essere stato doppiamente spuntato su una sua chiacchera, di non avere avuta una mail di ritorno? L’oblio che tutto inghiotte, distratta dimenticanza o incapacità comunicativa?
 
Partecipazione comune e condivisa

Credo esistano persone incapaci di comunicare, e intendo comunicazione nell’accezione più bella del termine, quella latina ecclesiastica di communis, che mette, rende comune qualcosa tra me e te. Allora chi non comunica con me, non ha nulla da condividere? Per certi versi è legittimo e comprensibile. Potrebbe anche darsi, invece, che l’altro abbia talmente sviluppato una sua pienezza meditativa dell’esistenza, tale da renderlo parco nell’uso della parola, alla quale preferisce di gran lunga il silenzio. Affascinante, tuttavia non vivo in una grotta, ma nel mondo reale.

Sciami comunicativi

E se ‘comunicare è da insetti’ mentre ‘l’esprimerci ci riguarda’, arrendiamoci al fatto che siamo parte di sciami comunicativi continui dove se ‘tutti comunicano qualcosa’ nessuno si esprime, tanto meno ascolta.Esprimerci ci riguarda’. Ok. Non ho ricevuto risposta. Forse l’altro ha un problema ancora più profondo, più umano, legato alla capacità di relazionarsi manifestando quello che crede, pensa o sente. Sto volutamente evitando l’ipotesi del menefreghismo. Talvolta un silenzio spiega tutto, tante altre invece no. Anche qui ci vuole tanta sensibilità e intelligenza per decifrare il messaggio in codice che si cela dietro a un mancato, non pervenuto o non volutamente dato responso.

Clikka oggi e clikka domani
Che ti risponda o no, posso non necessariamente comunicare qualcosa, tuttavia sto inevitabilmente esprimendo me stesso. Mi esprimo anche nel mio assentarmi e sparire dal tuo circuito mobile/digitale. Click. Sparito! Il cliente non è raggiungibile? Sparito! Visualizzato, non visualizzato ma non risponde? Sparito! Tuttavia, l’utente non smette di esistere, esprimersi e sentire.
 

E così, con un click, abbiamo smesso di sentirci, non ci ‘sentiamo’ più. Sentirsi con qualcuno poi cos’è davvero? Magari una comunicazione telefonica relativa a una persona specifica. Ben diversa dal ‘sentire’ l’altra persona. Quindi a ben vedere, se non ti visualizzo, scrivo, chatto, chiamo più… non ti ‘sento’ più e tu smetti di esprimerti e non sei più presente. Ma come, da più parti ci viene suggerito che è sempre vero quello che senti? Le chat stanno a zero cari amici. Assente! Dietro a questi gap e brusche, talvolta, interruzioni comunicative, le rispettive vite proseguono, connesse su piani soprasensibili fin dall’inizio collegati. Sparizioni fenomeniche di esistenti/assenti.  Ci deve essere stato un guasto tecnico iniziale o un modello comunicativo applicato male.

Silenzio! Parla…

Mettiamola così, chi non ti cerca, alla lunga, non va cercato. Magari non vuole essere trovato? Non vuole che tu lo cerchi? O forse, nella sua apparente inespressività, soffre di inutili reticenze ed è vittima di resistenze che impediscono le attività verbali. Chi parla poco magari, nel bene tacito del suo taciturno vivere, potrebbe godere pienamente di tanto silenzio. Mica è detto che abbia per questo un difetto. Accettiamo anche altre ipotesi. Rimane il fatto che non nasci muto, per fortuna, quindi seppur taciturno, per essere presente nella tua vita e in quella chi vuoi tu, devi fin dall’infanzia imparare ad articolare favella per poi esprimerti nei modi che più ritieni adatti a rendere merito di chi sei. Presente! Parlo e ci sono.

Forse con te, fin dall’inizio, ho parlato troppo. Per esubero comunicativo e interattiva vitalità, ti ho pure parlato addosso. Non ho rispettato quegli spazi bianchi nei quali un tempo si insinuava il lettore, ora attese di chiamata dove puoi sostare nel recupero delle giuste ed essenziali parole da proferire. Magari ho sbagliato io. Non ho aspettato i tuoi tempi di download. Forse invece non ti ho pungolato abbastanza. Resta il fatto che tu, assente ipocomunica(t)tore, se non partecipi di tutto come tutti, ti tieni però lontano da ogni possibile fibra che potrebbe incontrarci.

Chi cerca trova?

Sarebbe triste pensare che per tutto questo tempo, non abbia parlato veramente con nessuno. Che abbia tenuta la mia vita in linea per giorni, cercando una risposta dalla tua. Nel frattempo, né io né te eravamo davvero presenti per l’altro. E poi, è successo che non ci siamo sentiti più. Neanche una parola. Zitti tutti, ma sei online! Di sicuro, stai aspettando che ti scriva ancora… Prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr !!!!

di Laura Pugliese

 
 
 

 

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