Che vergogna! Timidezza o sfrontatezza?

Quant’è bella timidezza che diventa ritrosia, chi vuol esser schivo sia, al doman la sfrontatezza

Pensate a un dialogo immaginario. Un delirio possibile a due, o forse più, che può comunemente svolgersi nelle cervella, esplosive, di qualunque giovane donna, occidentale, europea, caucasica sotto la quarantina. Espressione e travaso di quotidiana e disinibita follia in cerca di contenimento e ritegno. Ed ecco a voi: La timida che discute con la sfacciata. Ognuna di noi, in fondo, è un po’ tutte e due, o tre o quante ne sa…

Dialogo:

Timida: Per carità non mi guardare! Non mi fissare! Non ti avvicinare manco per sogno! Non ti venisse in mente ti rivolgermi la parola che neanche ci conosciamo a momenti! Tanto, a te, non ti dico proprio niente!

Sfacciata: E quanto proibizionismo. Ma rilassati!

Coro: Ma guardate voi che sfacciata che è colei a dire certe cose a costei, che è se stessa riflessa. In fondo sono due povere timide cretine. Si dibattono e si sbattono nei gironi della loro personalità multipla. Abbastanza impudente, chiassosa e sgargiante una, altrettanta pudica, silenziosa  e morigerata l’altra!

T: Ennò, cara mia! Tu sei una degenerata!

S: Insomma vuoi litigare proprio oggi?

Silenzio

T: Oddio, perché non parli? Ti sei arrabbiata, ti sei offesa?

S: Che te ne frega? Ma fatti gli affari tuoi come fai sempre!

Coro: Viva la faccia della timida che parla poco e ascolta! Lei è empatica e rispettosa, ha grande spirito di sacrificio ed è molto attenta alle esigenze di tutte. L’altra, è una folle dall’audace e continua parlantina, di grande cultura va detto, però è scontrosa, furastica, ma è molto simpatica, vulcanica e avventurosa.

T: Ma che ne sai tu perché sono così? Vorrei tanto avvicinarmi a te ma non ci riesco. Poi mi blocco e resto lì.

S: Brava! Resta lì che fai prima. Anzi non ti muovere proprio, tanto non fai mai il primo passo.

T: Fammi capire, vorresti un cha cha cha? Ma abbassa le pretese. Tu non sai come sono cresciuta io?

S: Perché? Sei cresciuta?

Coro: Entrambe stanno al sottosviluppo cognitivo e emotivo, ma preferiscono dibattere animatamente…ahi noi… Entrambe crebbero dallo stesso prototipo umanoide-genitoriale, ma in provette diverse. Invece una, da una parte, afferma una cosa, l’altra, ribatte diversamente.

T: Io sono stata perseguitata da piccola! Ma che ne sai te? Ho avuto genitori-persecutori. Vittima di severità estrema e rigidità massima, sempre sotto pressione per non disattendere aspettative che mai ho ricoperte perché sempre mi sono sentita inadeguata, fuori luogo, o fuori posto.

S: E certo. Sempre sotto le luci dei riflettori! Sei un’egocentrica pazza! Protagonista indiscussa della tua vita, ma con manie di spettacolarizzazione. Davvero credi che tutti, di continuo, stanno a pensare a te? A giudicarti, manco ci fossi solo tu. Guarda che, la gente c’ha da fare mica no!

Coro: Genitori non si nasce, si diventa care anime, e nessuno sa come svolgere adeguatamente il compito. Siate clementi… misericordia!

S: Pensa a me che sono stata sfottuta, derisa e molestata di continuo, poi dici che sono permalosa e mi offendo! Mi sono fortificata da sola, a suon di schiaffoni. Mi sono lanciata, senza paracadute, da più parti, altro che te, signorina ‘mi scusi tanto, non vorrei dare disturbo, non vorrei essere notata’,  ma per favore. Te sei imbarazzante, all’età tua ancora a recitare questa parte da invertebrata.

T: Non hai proprio il senso del pudore, hai davvero perso la faccia adesso. Sei una stronza! Va bene. Facciamo un test e vediamo chi è più timida!

S: E poi io starei fuori?! Te sei pure scema oltretutto. Adesso gli stati d’animo sono misurabili, le sofferenze quantificabili, i sentimenti catalogabili! Sei oltremodo imbarazzante e, una volta per tutte, sarò io  a sbarazzarmi di te.

Coro: Sembra stia accadendo l’inevitabile, la rottura finale, la frattura emotiva che separa e scinde la personalità in altre miriadi di piccole schegge impazzite che schizzano in ogni dove… L’una vuole fare a meno dell’altra…è il dramma psicologico.

T: La nostra convivenza è impossibile! Mi hai stufata. Io ho i miei tempi lenti, anche se arrossisco in fretta. Ho i mie buoni motivi, magari anche se non così forti lo ammetto, ma non ti sto mandando via…

S: Aggiungiamoci pure, che inventi cavolate a manetta.

T: Sei tu che  dici stupidaggini, erudite per carità, continuamente.

S: Ma non mi vergogno di essere me stessa, e nella mia stranezza, onesta e leale. Perdo la faccia perché calo giù ogni maschera e gioco di strategia, amica mia.

Coro: Cotanta stranezza, alternata a ritrosia e scontrosità, le univa ciascuna per la sua metà. Si accorgeranno mai, che senza l’altra, il vivere è impresa ardua? Quando una si allontana e sparisce, forse l’altra capisce che importanza e gran valore ha il suo opposto. Se l’incontro con se stessa ne compensa la vita e le dona completezza, la vergogna vera sarà sprecare questa opportunità, per eccesso di timida sfrontatezza.

S: Dai, ora vado. Ci vediamo la settimana prossima.

T:  ………

S: Ti pareva che rispondeva?

La fine non c’è, care amiche mie. Abitate le vostre interiorità nel modo più assurdo, folle e geniale che, sono sicura, sarà un successone. Incontratevi intimamente dentro di voi, parlatevi da sole che poi, il vostro mondo esteriore magari, molto presto migliorerà.

di Laura Pugliese

 

 
 
 

 

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