Casa: il matrimonio possibile (e felice) tra passato e presente

La morsa della pandemia sembra, finalmente, sul punto di allentarsi

Così, riassaporiamo il tanto agognato ritorno alla normalità, ma chi l’ha detto che riappropriarsi di abitudini e riti che ci facevano star bene PRIMA del Covid significhi automaticamente cancellare in blocco ciò che abbiamo vissuto negli ultimi 15 mesi?

Al contrario, molti di noi, in questo frangente, nonostante la drammatica incertezza determinata da lockdown, zone rosse e distanziamento, hanno (ri) scoperto sprazzi di bellezza per troppo tempo soffocati e occultati dalla frenetica routine.

Un esempio? Abbiamo imparato a vivere lo spazio domestico e la “noia” forzate come un’opportunità, non più come qualcosa di sgradevole e pesante. E ancora, abbiamo realizzato quanto vitale, stimolante e rigenerante al tempo stesso sappia essere il contatto con la natura all’insegna di una quotidianità fatta di piccoli gesti concreti. Una sfida a essere “qui ed ora”, e a sbarazzarci di tutti gli obblighi e convenzioni sociali travestiti da priorità.

È successo così di (ri) scoprire l’incanto dei luoghi delle nostre radici, quelli in cui sono vissuti i nostri nonni, e cresciuti i nostro genitori prima di spiccare il volo verso l’età adulta. Paesini imbevuti di verde, immersi nel silenzio di boschi, o circondati da variegate campagne. Scenari che sembrano immuni allo scorrere del tempo, e che hanno il potere di neutralizzare qualunque angoscia e problema.

Non è un caso, quindi, che sfruttando lo smart working, molti abbiano deciso di mettere, a loro volta, radici in questi luoghi di verde magia, disegnando a propria immagine e somiglianza l’accogliente casale che fino a mezzo secolo fa ospitava le lunghe tavolate delle feste “comandate”, dei matrimoni, e delle sere d’estate. E quello che in altri momenti sarebbe apparsa un’utopia, un sogno folle, oggi si rivela essere un progetto da immaginare, ideare, e costruire passo dopo passo: perché non ristrutturare la cascina dei nonni materni, riallacciare i fili del passato, e usarli come pilastro su cui fondare il futuro?

Ci sono tanti buoni motivi per cui questa “pazza” idea va seguita ed asssecondata. In primis, perché è un atto di amore verso la propria storia familiare, ma anche verso l’ambiente. Non si edifica ex novo un immobile, con tutto ciò che ne consegue a livello di inquinamento, ma si mette mano a qualcosa che già esiste, valorizzandone i punti di forza e integrandoli con gli aspetti positivi della modernità, in termini architettonici e di design. E lo Stato premia questo recupero virtuoso tramite sgravi fiscali (ai sensi dell’articolo 16 del DL 63/2013).

Come NON trasformare la ristrutturazione cascina in un incubo

Quando c’è di mezzo l’amore –a prescindere dal fatto che riguardi una coppia, genitori/figli, amici…o case di famiglia – la parola d’ordine, la chiave capace di schiudere qualunque porta, è una sola: dialogo.

Nel caso specifico, è fondamentale che la comunicazione ALL’INTERNO della squadra che si occupa della ristrutturazione scorra fluida, senza intoppi, e che sia costante. Contestualmente, questi devono confrontarsi con chi ha commissionato i lavori, aggiornarli in corso d’opera sullo stato d’avanzamento delle varie attività e informarli step by step in caso di problemi imprevisti e/o ritardi.

Si compie così un piccolo grande prodigio: passato e presente si fondono in un tutto armonico che è già altro, è già un germoglio di futuro. Qualcosa di simile al miracolo che si ripete ogni volta che nasce una nuova vita.

Francesca Garrisi

Quando le cose non mi divertono, mi ammalo  (H.B.)

 

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