La Start Up

Keesy, la rivoluzione dell'home sharing parla fiorentino

Ritardo di due ore sul check in?

Patrizio-Donnini-KeesySiete rimasti bloccati in autostrada? Avete costretto l’host a lunghe sedute di cruciverba pur di non addormentarsi e consertirvi l’accesso all’alloggio prenotato?

Le startup vanno sempre incontro a bisogni specifici. E oggi, grazie a Keesy, si può dire addio a piccoli e grandi disagi che comportano la gestione dell’home sharing.

Keesy e la burocrazia automatizzata

Idea del fiorentino Patrizio Donnini, la startup è dedicata al turismo extra-alberghiero made in Italy (Airbnb  e simili). L’idea consiste nell’offrire una soluzione comoda sia per chi ospita sia per chi viene ospitato:automatizzare il sistema di check-in e check-out. Non solo vengono semplificati i tempi burocratici ma viene assicurata la massima flessibilità.

 

Come funziona Keesy

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 I Keesy point sono punti strategici  di arrivo (come le stazioni) aperti 24h/24 , 365 giorni l’anno, dando possibilità ai gestori di case e appartamenti privati di organizzare al meglio i propri tempi

Il funzionamento è semplice: il proprietario scarica l’app o si registra sul sito, prenota la data per il check in o il check out dell’ospite; quest'ultimo, a sua volta,  riceve tramite sms o mail un codice, unico e segreto, per accedere al Keesy point.

Una volta giunto a destinazione il viaggiatore troverà la chiave dell’alloggio insieme al link da cui scaricare l’app per gestire il servizio in autonomia.

 

Anche pratiche come la riscossione della tassa di soggiorno e altri servizi avverrano digitalmente, tramite POS. Il Keesy point, sicuro e videosorvegliato, è il punto di forza del progetto. Non solo una keybox ma anche un deposito bagagli ( tariffa di un euro l’ora), collegamento wi-fi gratuito, una colonnina ricarica-cellulare e assistenza da remoto. Costi? Per un singolo check 9,90 euro, 139 euro per un semestre e 99 euro al mese per l'abbonamento annuale.

L’app è già disponibile per iOS e Android e consente all’host di fornire persino consigli e guide sulla città o su qualche oggetto particolare da usare in casa. Prevista anche una chat per restare in contatto con il proprietario in caso di necessità.

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Tempo tiranno

keesy-3My time, your time, è il claim indicativo di Keesy. «Conciliare ritmi di lavoro, famiglia e gestione degli ospiti in arrivo è davvero una sfida: spesso manca il tempo per effettuare la consegna delle chiavi, mentre in altri casi è la distanza rispetto alla struttura da affittare a rappresentare un ostacolo insormontabile per i proprietari, che a volte si trovano costretti a rinunciare all’attività o non sono in grado di sfruttarne a pieno il potenziale » dice Donnini. 

L’idea nasce proprio dall’esperienza dell'imprenditore toscano, ben cosciente dei problemi che possono nascere nell’ospitare turisti da tutto il mondo.  

Così in fase di lancio si è rivolto a GFK Eurisko, agenzia di ricerche di mercato, per un’indagine che ha individuato le esigenze degli italiani che viaggiano e i reali servizi di cui vorrebbero usufruire per vivere un’esperienza di soggiorno ideale. Risultato? Circa la metà degli italiani sfrutterebbe un servizio come Keesy.

«Ci siamo resi conto che uno dei problemi principali degli host è il tempo. Keesy nasce proprio per semplificare la vita di chi fa dell’ospitalità un servizio, restituendogli la libertà di godersi il proprio tempo libero» spiega Donnini.

Il primo Keesy Point ha aperto a Firenze, in via Santa Caterina da Siena 1/F, nei pressi della Stazione centrale. Da pochissimo è dispinibile anche a Roma in zona Trastevere e, si spera, sbarcherà presto anche a  Milano e Venezia, strizzando l’occhio ai big come AirBnb e Booking.

Nel progetto è stata coinvolta anche l’Assessore al Turismo del Comune di Firenze Paola Concia. «Non posso essere che contenta per questa opportunità e anche perché Firenze farà da apripista, possiamo dire a livello mondiale, per questa novità che cambierà molto il mondo del turismo!»

 

di Irene Caltabiano

 

 

 

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Stanchi della solita, triste e dispendiosa pausa pranzo? Allora connettetevi a Solunch

Startup: Solunch, la community online per la pausa pranzo

sololunchOgni giorno chi è costretto a magiare fuori per lavoro o per studio si ritrova nel solito bar-tavola calda a consumare panini e pietanze riscaldate, pagando un occhio della testa e in più senza godere della compagnia di qualcuno.  

Di contro, 17 milioni di persone, che lavorano a casa o temporaneamente disoccupate,  tutti i giorni pranzano a casa da sole. 

E allora perché non farli incontrare? E’ da queste considerazioni che è nata l’idea di creare una startup che propone una cucina condivisa.

Che cos’è Solunch?

E’ una piattaforma digitale  “una sorta di ecosistema in cui ci si ritrova a tavola, mangiando e socializzando. Chi lavora, invece di andare in un bar affollato e costoso, va in una casa e migliorano qualità della vita e produttività. Inoltre, chi ospita arrotonda: con il contributo alla spesa si arriva a circa 150 euro al mese”.

Questo progetto, inizialmente partito in contemporanea a Roma e Milano, è ora attivo in tutta Italia attraverso un sito che si ispira al concetto di sharing economy e che mette in contatto coloro che sono a casa a cucinare con quelli che sono costretti a pranzare fuori.

Come funziona?

Ci si iscrive gratuitamente. Chi decide di ospitare pubblica l’offerta: tutti i giorni, due volte alla settimana, per piatti speciali… 

Si apre la porta a due-tre “SoDinner” che si registrano gratis caricando gli estremi di un documento. Poi avviene la transazione e, dopo il pranzo, il feedback.

La startup

foundersA idearlo sono state due amiche, l’una manager, l’altra imprenditrice rimaste senza lavoro. 

Si chiamano Elena Seccia e  Luisa Galbiati (Oscar Figus per il sito). 

Il sito è stato selezionato tra i 30 semifinalisti (su 1.400 progetti) allo European Social Innovation Competition 2015, ed avvalendosi del patrocinio della Lega nazionale consumatori, ha conquistato il premio "Il coraggio di Innovare Digital Awards 2015" di Regione Lombardia e UnionCamere e attualmente partecipa allo StartUp Training dell’Università Bocconi. 

In più  Palazzo Marino l’ha inserito, su centinaia di progetti, nell’ambito del primo bando di crowdfunding civico del Comune di Milano.

Quali sono i prossimo passi secondo gli ideatori? 

Consolidare la presenza nelle città già presidiate: questo perché come tutte le piattaforme di sharing economy ha necessità di buoni numeri per permettere un’interazione soddisfacente per tutti, a maggior ragione nel nostro caso visto che si tratta di un’interazione di prossimità. Nel frattempo svilupperemo anche la App per rendere più agevole l’utilizzo. Nel 2018 l’intento è quello di arrivare all’estero.

Simona
Blogger in pausa pranzo

 

 

 
 
 
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Soundwave tatoo, il primo tatuaggio che puoi ascoltare

Note sulla pelle

soundwave-1Chi di voi non ha una frase, la strofa di una canzone, che porta sempre nel cuore?

C’è addirittura chi decide di incidere quelle parole sulla pelle, come un monito per l’intera esistenza. Il tatuaggio è un simbolo che ci portiamo addosso, che dice qualcosa della nostra storia. E presto, grazie all’invenzione di un tatuatore statunitense, sarà possibile ascoltare, come premessimo play su un pc, una frase della nostra canzone preferita...sulla nostra pelle. 

Si chiama Soundwave Tatoo ed è un tatuaggio sonoro.  La novità arriva dalla lontana California e probabilmente sentiremo ancora tanto parlare di Nate Siggard, creativo che è riuscito a coniugare passione e tecnologia per scrivere un nuovo capitolo dell’arte dell’incisione su pelle.

L’intuizione

È stata la fidanzata di Nate, Juliana, a scatenare la sua creatività e rendere possibile la realizzazione, qualche mese più tardi, del prototipo dell’applicazione. Un cliente si era infatti fatto tatuare sul braccio una strofa di Tiny Dancer di Elton John. Subito dopo la ragazza ha esclamato: «Non sarebbe stupendo se il tatuaggio si potesse ascoltare davvero?» Detto, fatto. Nate si è immolato come cavia, tatuandosi sul braccio la voce della fidanzata e del figlio. Il video con il quale ha testimoniato il primo esperimento è diventato virale.

Come funzionasoundwave-2

Il meccanismo è semplice: si registra un audio che non superi il minuto, lo si carica nell’applicazione e si attende che generi il disegno dell’onda sonora. Dopodichè ci si tatua il grafico delle vibrazioni. Non tutti sono ancora “abilitati” a questo tipo di tatuaggio. Siggard ha creato per questo motivo un network chiamato Skin Motion, al quale sono iscritti i tatuatori più eccentrici e originale degli States. Una volta individuato chi riesce a  ricreare questo tipo di tatuaggio, basterà inviare la foto all’applicazione e la piattaforma lo leggerà come fossero note di una canzone.

Il futuro dei tatoo

soundwave-3I Soundwave Tattoos sono il primo prodotto del collettivo Skin Motion, gruppo di tatuatori che punta a rivoluzionare il mondo, considerato ancora un po’underground, della body art. La tecnica è in attesa di brevetto e per questo può essere realizzata solo da un tatuatore affiliato al network.

Il portale web dà la possibilità di aderire a seminari di formazione. Per chi invece vuole provare questa novità assoluta c’è possibilità di mettersi in lista sul sito. A Los Angeles, dove lavora Nate, è subito diventato di moda. In fondo, cosa c’è di più personale che un tatuaggio che puoi addirittura ascoltare?

 

di Irene Caltabiano

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