La Start Up

Jobbatical… per trovare lavoro nel paese dei tuoi sogni

Nasce la prima piattaforma per trovare lavoro in tutto il mondo

Sognate di lavorare all’estero ma non sapete come fare e da dove partire? Ci pensa Jobbatical una piattaforma online che permette ai profili digitali di cercare lavoro in tutto il mondo ed alle aziende di trovare risorse internazionali pronte a trasferirsi.

Questa piattaforma, infatti, connette per la prima volta le aziende di tutto il mondo con talenti internazionali facilitando la ricerca da entrambe le parti.

Com’è nata l’idea

L’idea è nata da Karoli Hindriks che voleva creare un “sito che ti aiuta a cercare il lavoro che fa per te nel Paese dei tuoi sogni”.

 Dopo la realizzazione di questo progetto in Estonia, Karoli  si avvalsa della collaborazione della ventiquattrenne Giulia Cian Seren, un’italiana di Bassano del Grappa, che attualmente è la country manager della Startup a Singapore.

Il trasferimento di Giulia dalla sede in Estonia a Singapore è dovuto al fatto che le aziende asiatiche hanno mostrato un enorme interesse a questo servizio. Di qui la decisione di aprire delle sedi distaccate in Malesia ed a Singapore.

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Come funziona il sito?

A coloro che sono interessati basterà creare un profilo con curriculum ed esperienze personali e candidarsi alle posizioni lavorative indicate sul sito.

Il sito, in particolare, è specializzato in professioni digitali quali sviluppatori, designer, product designer ed esperti di marketing e vendite. Fondamentale ai fini della candidatura è l’ottima conoscenza dell’inglese.  

La ricerca coinvolge le aziende di tutto il mondo ad esclusione degli Stati Uniti poiché sono vincolati da leggi sull’immigrazione molto severe.

Attualment Jobbatical lavora tanto con città come Singapore, Kuala Lumpur ed Hong Kong e in Europa con Vienna e Budapest.

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Aiutare le persone-aziende lontane dai centri di innovazione

L’obiettivo di questa Startup è di dare una mano alle persone ed aziende che si trovano lontano dai centri di innovazione (in ambito tecnico e digitale) come Londra e San Francisco e che in questo modo non sono costrette a spostarsi. 

Questi luoghi vengono definiti startup hubs.

Simona

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L'"asteroide" Fintech: estinzione o evoluzione per le banche?

Sempre più affamata e agguerrita.
La fintech ( crasi di finance e technology)  continua a mietere vittime. Gli istituti finanziari, i dinosauri in via d’estinzione, soccomberanno in questa sfida darwiniana per l’evoluzione?
 
Guerre stellari
Gli asteroidi si chiamano Paypal, TransferWise e Satispay, start-up che sono riuscite a togliere un’ampia fetta di mercato alle banche. Nuovi operatori nel mercato dei pagamenti che stanno minando le fondamenta delle banche,reivnetando pagamenti credito e investimenti. 
 
 
Che fare per sopravvivere?
Come in molte situazioni, la soluzione è il compromesso. La collaborazione può infatti ridisegnare il mercato dei servizi, e perché no, migliorarli. Le banche , se prima nelle start-up vedevano il nemico, stanno adesso cominciando ad aprirsi a queste nuove realtà. Il ponte tra analogico e digitale  si chiama open innovation, un ideale confronto fra “padri” e “figli”, che permetta di analizzare idee, trovare soluzioni e apportare nuovi modelli. 
 
Che succede in Italia
I principali gruppi bancari italiani hanno alzato bandiera bianca e aprono il settore ricerca e sviluppo  al mondo delle startup e dell’innovazione tecnologica. Unicredit ha creato Unicredit Start Lab, programma di accelerazione in denaro, con attività di mentoring e formazione mirataed ha da poco annunciato la nascita di una nuova banca completamente digitale, la Buddy bank.
 
Intesa San Paolo non è da meno con Startup Initiative, coaching end to end, cioè senza nessun intermediario. Banca Sella e CheBanca invece hanno intrapreso la strada dell’innovazione verticale, prima con il SellaLab , co-working di Biella e in seguito con gli italiani Fintech awards, una sorta di vivaio per start-up e nuove tecnologie, dove ogni giorno si definiscono nuove strategie per esigenze di medio e lungo termine. 
 
Che succede all’estero 
Il podio delle banche più innovative in Europa va a Deutsche Bank e Bank of America. La banca tedesca ha attivato un piano di espansione tecnologica  con tre hub  di innovazione: Londra, Berlino e Silicon Valley. L’Istituto finanziario ha stretto partnership con attori di primo piano quali Microsoft, HCL e start-up e IBM. La connessione tra innovation manager e start-up, ricercatori e designer, banchieri e ingegneri promette bene.
 
Anche la Bank of America ha messo in piedi un programma di open innovation interessante, grazie al quale vengono coinvolte ogni anni quasi 300 startup, che hanno 45 minuti per spiegare il progetto  di fronte ai “mega super direttori”, i quali decideranno in seguito se avviare una partnership. 
 
Forse se ci fosse stato un accordo tra erbivori, predatori ed universo i dinosauri non si sarebbero estinti. 
 
 
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Kuvée , la bottiglia di vino intelligente

In Inghilterra si chiama Internet of things.
La creatività che scaturisce dagli oggetti di uso quotidiano, quelli che ci circondano continuamente ma che a volte basta guardare da un’altra prospettiva.
 
Numerose startup si stanno muovendo verso questa direzione e l’ultima, originale trovata  dedicata agli amanti del vino viene da un’azienda di Boston e si chiama Kuvèe. Niente più etichetta, ma un display che spiega nel dettaglio tutto ciò che c’è da sapere sul vino che stai bevendo. La bottiglia è costituita da due parti: un guscio esterno dalla classica forma, sul quale è presente lo schermo  e una cartuccia metallica contenente il vino inseribile alla base del contenitore. Il display rivelerà così gradazione, produttore e quantità ancora disponibile. La struttura impedisce inoltre che l’ossigeno entri in contatto con il vino, tanto da preservarlo per ben trenta giorni.
 
Il vino era così buono da volerne comprare un’altra bottiglia? Potrete farlo direttamente  tramite il display. Sono infatti già disponibili 48 etichette di 12 cantine. L’invenzione colpisce ma chissà se avrà largo seguito. Il prezzo del dispositivo è fissato a 200 dollari per bottiglia, mentre le singole cartucce costano diversamente in base alla tipologia del vino. Lasciano perplessi anche la scarsa durata della batteria e la struttura dell’invenzione , poiché momentaneamente le cartucce sono un sistema proprietario Kuveè. 
 
Una trovata originale che potrebbe tuttavia diventare un pezzo da collezione per enologi snob. 
 
 
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