Lavorare 2.0

Generazione voucher: il nuovo precariato legalizzato

Una volta eravamo la generazione 1000 euro. 
 
Ma in questo caso vale davvero il vecchio detto " si stava meglio quando si stava peggio". I voucher rappresentano il nuovo biglietto di sola andata per il precariato, una pillola apparantemente meno amara del lavoro in nero,  ma a conti fatti ancora più nociva. 
 
Cosa sono i voucher lavoro

Metodi di pagamento per prestazioni occasionali e discontinue, cioè non regolamentate con i classici contratti. I compensi per il lavoro accessorio pagati con i buoni lavoro non sono superiori a 7mila euro nel corso di un anno civile ( dal 1 Gennaio al 31 dicembre). Sono disponibili sia cartacei che telematici : i primi vengono acquistati e consegnati dal datore di lavoro al dipendente , che provvederà ad incassarli presso un ufficio postale; i secondi vengono erogati dall'Inps su una apposita Inps card intestata al lavoratore, e incassati alla stessa maniera ocon un bonifico domiciliato . Lo status di lavoratore occasionale non è compatibile  con lavori subordinati, part-time o full time, presso lo stesso datore.  I buoni lavoro sono presenti in tagli da 10, 20, 50 euro, per i quali il lavoratore incassa al netto rispettivamente 7.50, 15, e 37.50. 
 
I nuovi contratti a progetto
L'anno scorso sono stati venduti 114.921.574 voucher dal valore di 10  euro ciascuno, per oltre un  miliardo di euro di compensi erogati in questo modo. Un boom del 66,6 % rispetto a quelli dell'anno precedente.  I buoni lavoro, secondo stessa ammissione di Inps e Ministero,  sono i nuovi contratti a progetto. Le categorie indicate nel decreto legge come prestazioni occasionali sono baby sitter, raccoglitori stagionale, insegnanti privati, assistenza domestica a bambini o anziani, pulizia e manutenzione di edifici e monumenti, collaborazioni con enti pubblici legate a occasioni particolari .  Tuttavia, di circolare in circolare, i limiti sono crollati  e l' utilizzo dei voucher, è schizzato del 5000%. Ovvero si è passato da un iniziale utilizzo sporadico, a quasi 1, 4 milioni di persone pagate con questo strumento, in tutti i settori lavorativi. 
 
Un voucher su dieci è servito l'anno scorso  per pagare un lavoratore che nei sei mesi precedenti  aveva avuto un rapporto, subordinato o autonomo, con la stessa azienda.  Centomila persone fra cui diecimila ex contratto a progetto e circa 300mila ex dipendenti. Dai dati emergono che il 31% dei prestatori ha meno di 25 anni, percentuale raddoppiata rispetto al 2008 ( 15%). 
 
Zero diritti
Tanto per cominciare, i vincoli del datore sono minimi. Chi “assume” può elargire al massimo  2mila euro in voucher per ogni lavoratore e il sottoposto non può guadagnare in buoni più di 5mila euro l'anno. Tecnicamente il principale potrebbe cambiare una persona al giorno e utilizzare trecento buoni l'anno. Nella maggioranza dei casi infatti le aziende  utilizzano questa metodologia quando non possono permettersi  dipendenti regolarmente assunti e una programmazione a  lunga durata sui costi del personale. 
 
Peraltro i voucher, non sono un contratto, quindi non prevedono nessun diritto: non si maturano né TFR né ferie, e non si ha diritto alle indennità di malattia o maternità. Inoltre  sono difficilmente tracciabili. Per far fronte al problema è stato introdotto l'obbligo di acquistare i buoni solo con modalità telematiche. Forse così si assicura il contributo all'INPS ma non c'è alcuna operazione di controllo aggiuntiva.  Il committente può prendere un voucher e farlo valere per due, tre, quattro prestazioni, facendo lavorare il dipendetne 10 ore e pagarlo con soli cinque voucher.
 
Fra l’altro, all’interno del pur misero mercato dei voucher si ripresentano gli squilibri classici dei salari: l’importo medio lordo percepito nell’anno è stato infatti più alto fra gli ultra 60enni (762 euro fra i 60 e i 65 anni) rispetto ai più giovani, fermi ai 554 euro. Insomma, una situazione piuttosto scoraggiante. 
 
Un mostro che il governo ha cullato in casa e che, al solito, è andato a colpire la fascia che dovrebbe rappresentare il futuro del Paese. 
 
 
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Flessibile, determinato o leader? Dimmi cosa scrivi e ti dirò chi sei

«Sono appassionato, creativo, determinato. Possiedo forte inclinazione alla leadership e al problem solving».

Ecco la frase che NON dovreste usare quando siete in cerca di lavoro. Anche quest’anno LinkedIn ha sfornato la classifica delle parole più usate (e abusate) dai lavoratori per descrivere le proprie capacità professionali, evidenziando cosa sia meglio evitare per non rimanere imprigionati nell’anonimato.

"Leadership", "determinato","creativo" sono i termini più utilizzati a livello globale. Nella lista anche "dedito", "appassionato" e "di successo". Abusati anche i composti con driven (event o market driven). 

Sembra dunque che viviamo in un mondo di boss e gente fantasiosa. E in Italia? Nella top 10, il termine leadership è ultimo. I professionisti nostrani sono nella maggioranza “esperti, strateghi e responsabili” ( terzo posto del podio).  L’aggettivo "flessibile" rimane tuttavia il preferito dagli italiani, indicativo della situazione lavorativa nostrana. 

Indonesia, Spagna e USA  puntano più su "motivazione", "creatività" e "passione". Nel 2010 "vasta esperienza" era l’espressione più usata a livello globale, in Italia "problem solving". Dal 2011 al 2012 ha spopolato il termine "creativo", espressione che nel 2013 ha lasciato il posto a "responsabile", rimpiazzata nel 2014 da "motivato" (a livello globale) e "esperto" (a livello nazionale).

Consigli? Show don’t tell. Supportare il proprio curriculum con numeri e presentazioni, foto e video di lavori e progetti sviluppati. Il potenziale datore di lavoro ha dai cinque ai dieci secondi per rimanere impressionato dal vostro profilo.

Meglio condividere immagini e notizie relative al proprio settore, soprattutto su gruppi specifici. Sembra che chi fa parte di un determinato gruppo professionale su LinkedIn ottenga visualizzazioni quindici volte superiori rispetto agli altri profili.

Pensate che le recensioni ai colleghi siano una perdita di tempo? Nient’affatto. Dimostrano affabilità e riconoscimento delle capacità altrui, prerogativa fondamentale per il lavoro di gruppo.

Speriamo che la parola più frequente nel 2017 sino assunto e nuovo lavoro. 

 

di Irene Caltabiano

 

 

 

 
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CV su Amazon e se piace aggiungi al carrello!

Aggiungimi al carrello……. Francesco Granato: il rimedio anticrisi di un disoccupato

Francesco_Granato

Forse è il troppo tempo passato su Amazon, oppure, come egli stesso dichiara, perché la crisi stimola la creatività. Fatto sta che Francesco Granato, 42 anni di Fabriano disoccupato, mette in rete se stesso e la propria professionalità attraverso un sito identico ad Amazon come se fosse un telefono oppure un paio di scarpe.

Il sito è composto da una sola pagina ben strutturata ed il cui format ricalca precisamente il noto sito d’acquisti, tanto che tra le voci compaiono anche aggiungi al carrello per informazioni sul prezzo, solo uno con disponibilità immediata, dettagli prodotto e perfino una serie di recensioni di ex colleghi di lavoro con i cosiddetti feedback.

Un prodotto da comprare a tutti gli effetti, con tanto di galleria fotografica e dettagli tecnici su altezza, lingua e media recensioni!

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E’ pura creatività

Con l’intento di creare qualcosa originale per far conoscere le proprie qualità, dopo la perdita di un lavoro come programmatore in un’azienda di software, Francesco sostiene che tutto sommato” la professionalità di ognuno di noi è un po’ come fosse una merce da portare all’attenzione di chi potrebbe essere interessato”.

Riproduce così in alcune settimane il suo C.V. in perfetto stile Amazon e lo mette in rete alla fine del 2015 ottenendo migliaia di visualizzazioni.

Il sito è produttivo

In termini di contatti ottenuti, infatti, Francesco si ritiene pienamente soddisfatto. 

Il sito è stato molto apprezzato dai professionisti del settore e non solo. Molte persone hanno espressamente chiesto di poter avere un sito uguale a quello di Francesco perché l’idea è piaciuta molto.

Dal canto suo Francesco ha ottenuto di farsi conoscere e ampliare i suoi contatti anche con l’estero: Ormai sono davvero in tanti quelli che continuano a raggiungermi via mail o comunque su internet perché vorrebbero consigli o collaborazioni. Detto questo io insisto ad inviare alle aziende anche il classico curriculum in forma cartacea, ma spesso mi metto dalla parte dei datori di lavoro che ricevono migliaia di proposte di fatto tutte molto simili o comunque omologate e ben difficilmente vengono colpiti da qualcosa di originale e fuori dagli schemi”.

Sarà un'idea per il colosso Amazon? Il lavoratore come oggetto da acquistare? Chissà mai...

Simona

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