Aggiungi valore alla natura ☢

Zolle, natura a domicilio

Non esistono più i sapori di una volta. È sempre più difficile essere consapevoli di ciò che si mette nel piatto. Sarà capitato a tutti di sentire o pensare, almeno una volta nella vita, questa frase. La sensazione/certezza  che il rapporto con la terra e i suoi prodotti sia sempre più superficiale sta infatti, rapidamente, prendendo piede
 
A Roma, per far fronte a tutto questo, nascono realtà come Zolle, volutamente scritto con la maiuscola. Non si tratta semplicemente di terra, ma di un’attività che fornisce ai privati prodotti freschi di aziende locali. Chiunque  abbia voglia di qualcosa di naturale, proveniente dalla sua regione e che rispetti la vita contadina può  fare riferimento a questa associazione.
 
Simona Limentani e Ghila De Benedetti hanno dato vita al progetto più di dieci anni fa, ispirandosi a un modello mutuato dal Sol Levante.  A partire dagli anni Ottanta infatti un gruppo di contadini giapponesi rifornisce numerose famiglie della città di Tokio. Il processo è, quindi, invertito: non sono più i clienti, ma gli agricoltori, a decidere cosa è meglio consegnare, in base alla stagionalità e alla produttività delle superfici. Nel Bel Paese era già stato fatto qualche tentativo in Piemonte, con la Coop e in Trentino, con l’associazione Bioklist.
 
 L’unicità di Zolle sta nel rapporto diretto con le aziende agricole presenti sul territorio. Queste sono per lo più biologiche e a conduzione familiare. La Zolla, scatola contenente i prodotti,  arriva direttamente a casa dell’acquirente dalle 14 alle 22, una volta a settimana. I pacchi possono essere di vari tipi,  da quelli  vegetariani a quelli con la carne , di dimensioni piccole, medie o grandi. Il meno costoso viene venduto a 10 euro,  è sufficiente per due o tre persone e contiene  almeno quattro  o cinque  varietà di verdure,  due di frutta,   quattro uova, formaggio, pane e dolci per la colazione.  La spedizione non prevede nessun vincolo, cioè non si è obbligati a ordinare l’incarto una seconda volta. Il prezzo viene così ripartito: 6 euro agli agricoltori e 4 a Zolle, per tutte le attività di confezionamento e consegna.
 
All’interno delle scatole vengono inserite anche ricette per cucinare i prodotti forniti, gentilmente offerte dalle mamme delle ideatrici del progetto.  I segreti culinari vengono contestualmente pubblicati anche sul dell’associazione affinché ognuno possa dare il suo contributo con variazioni sul tema. 
 
Una chicca in più? Le Zolle arrivano in bici. Attualmente il servizio è attivo solo nelle zone più vicine alla sede centrale. Altrove viene utilizzato un sistema integrato di furgone e mezzo a due ruote. Gli operatori sperano prossimamente di sviluppare  un  passaparola  tale da concentrare le consegne in un’unica zona al giorno.
 
 
 La prenotazione avviene su Internet o contattando un numero dedicato. È possibile anche recarsi allo spaccio, cuore pulsante della cooperativa, dove tutti i prodotti possono essere prelevati direttamente. Il negozio, aperto il venerdì dalle 17.30 alle 20 e il sabato dalle 9 alle 14.30, si trova in via Giuseppe Belluzzo 55. 
 
L’uomo è ciò che mangia. Forse niente di più vero. Il benessere che può portare il cibo dipende anche dai rapporti umani alla base della sua produzione e del suo consumo. Quando questi sono diretti, chiari, consapevoli, lo scambio diventa non solo commercio, ma anche esperienza di vita.
 
 
Un piccolo assaggio di Zolle..guarda il video:
 

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Frigoriferi "poetici" per cibo solidale

Nevera solidaria. Sembra il titolo di un libro di Neruda. Eppure nonostante il nome suggestivo, la funzione del frigorifero solidale (questa la traduzione esatta) è elementare: donare cibo.

 
L’iniziativa, già attiva in Spagna, Olanda e Germania, ha recentemente preso piede anche a Goìas, nel Brasile centrale.
I frigorificos vengono posizionati  ai bordi delle strade, così da essere accessibili tutti i giorni e a qualsiasi ora. I principali destinatari sono senzatetto e indigenti, che da oggi possono fare il classico spuntino di mezzanotte. Ma non solo. Chiunque fuori casa venga sorpreso dai morsi della fame può prelevare con disinvoltura una rapida merenda.
 
Cittadini e rivenditori depositano in questi piccoli vasi di Pandora le eccedenze quotidiane. Alcune persone regalano anche cibi preparati appositamente. Il progetto, che sta riscuotendo molto successo, permette di evitare lo spreco di ciò che altrimenti finirebbe nella spazzatura e sensibilizza la popolazione a economizzare. Gli impianti infatti si riempiono e si svuotano a ritmo costante nel corso della giornata. 
 
Naturalmente è necessario rispettare alcune regole: non si possono lasciare all’interno dei frigoriferi né carne, né pesce crudo, né uova e ovviamente altri cibi scaduti o deperibili. Ben accetti, invece, i pasti fatti in casa, che devono però essere corredati di etichetta indicante la data di preparazione.
 
Il cibo riacquista così il proprio valore. É stato stimato che in un mese vengono risparmiate dalla pattumiera  circa 200 kg  di alimenti. Alcuni volontari controllano periodicamente che i doni siano in buone condizioni, anche se sembra non ce ne sia bisogno. Peraltro, a oggi non è stato registrato alcun atto di vandalismo.
 
I volontari hanno intenzione di espandere il progetto, creando una vera e propria rete, per far sì che lo sperpero del cibo possa ridursi sensibilmente.  Nevera solidaria  è stata preceduta da caffè, pizzerie, supermercati, empori a sostegno di chi ne ha bisogno. Tali attività si basano però maggiormente sulle donazioni in denaro, con le quali si comprano successivamente i prodotti.Tutte forme per contrastare la povertà alimentare in cui privati, volontariato e comuni collaborano insieme. 
 
L’iniziativa riuscirà a arrivare anche in Italia?  Quest’anno grazie all’Expo si è parlato tanto di nuovi sbocchi alimentari ecosostenibili. Un’idea così semplice e geniale potrebbe rappresentare una piccola rivoluzione. Molto più che pagare 39 euro di biglietto per andare a una manifestazione attenta ai temi ambientali e poi tornare tranquillamente a fare gli spreconi.
 
 
Un simpatico cortometraggio..sull'amore per il frigo! Guarda il video:
 

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La creatività è il miglior palinsesto

Cattiva maestra televisione. Si intitola così un  saggio del filosofo contemporaneo Karl Popper sulla capacità del piccolo schermo di condizionare, nel bene e nel male, i comportamenti di massa.

 
 La sua soluzione al potere negativo telematico è una patente per ideare programmi, che renda consapevoli i produttori del loro ruolo di educatori di massa. I ragazzi di “Smonta il televisore accendi un’idea”, propongono la loro.
 
L’iniziativa nasce nel 2011 a Firenze, da un’intuizione dell’artista marsalese Fiorella Bonifacio. Si tratta di una performance i cui protagonisti sono gli Smontatori, persone che insieme scompongono televisori per dar vita a nuovi oggetti. I materiali residui vengono poi differenziati e quelli inquinanti smaltiti secondo normativa RAEE.  Il principio base è sensibilizzare il pubblico verso uno spirito più critico nei confronti della tv spazzatura.
 
La manifestazione è stata replicata a Roma nel 2013. È stata, inoltre, recentemente presentata nell’ambito di Maker Faire, kermesse di invenzioni diventata un appuntamento fisso per addetti ai lavori e non solo.
 
Non distruggere dunque, ma smontare: il primo è un verbo che rimanda a un concetto di violenza. Il secondo invece ha il duplice significato di smembrare qualcosa nei suoi elementi costitutivi, ma anche privare qualcuno delle sue sicurezze. I televisori vengono dunque smontati doppiamente , fisicamente e metaforicamente.
 
 Come dei novelli Dada, anche loro rifiutano la politica del momento sovvertendo gli standard estetici e l’uso convenzionale dell’oggetto.  Se nel primo caso era una strategia antibellica, qui l’intento è restituire all’uomo il ruolo di protagonista che oggi gli viene gradualmente tolto. Gli Smontatori sottolineano infatti il valore di un prodotto totalmente artigianale e personale, contro un modello sociale standard che il palinsesto propone. Inoltre la creazione condivisa stimola il processo di socializzazione.
 
Il piccolo schermo è ancora il mezzo  più utilizzato dagli italiani, nonostante la diffusione del computer. Sta a noi scegliere se continuare a subire passivamente o alimentare lo spirito critico e la fantasia.
 
 Partecipare alla manifestazione, secondo l'opinione dei presenti, è un po’ come tornare bambini, quando ci si divertiva a smembrare i giocattoli. Dai vecchi televisori finora sono stati ricavati teatrini di marionette, lampadari, maschere. Il pezzo forte è il Telelavandino, come l’ha ribattezzato il suo realizzatore, Giuseppe Castelli.
 
L’iniziativa ha parecchi sostenitori nel mondo dello spettacolo: Giorgio Albertazzi, Dario Argento, Marco Baldini, Max Gazzè, Paola Maugeri, Vauro, Vittorio Sgarbi, Linus, Valerio Mastandrea, Francesco Pannofino e veramente tantissimi altri (l’ intera lista è presente sul sito del progetto). Il denaro raccolto tramite crowdfunding è già sufficiente per lo sviluppo della prossima edizione.
 
 Il consiglio è dunque spegnere la tivù e sintonizzarsi su frequenze più interessanti: per esempio le relazioni umane e la capacità critica.
 
 
Una breve intervista all'ideatrice del progetto... Guarda il video!
 

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