Tarì design, ogni borsa è un mito da raccontare

I tarì erano anticamente la moneta di scambio del Mediterraneo.

Un'area ricca di mito e leggenda, storia e tradizione. La Sicilia era uno dei fulcri del bacino marittimo. Ed è proprio dall'isola a tre punte che la Tarì rural design vuole ripartire. Ezio Lauricella, già noto a livello internazionale per il marchio di moda Cum Laude,  e Angelo Ferrera, user experience designer e product manager, hanno creato una nuova linea di borse e accessori , rilanciando artigianato e tradizioni della loro terra. 
 

Un nome, una leggenda

Vucciria, Colapesce, Kore, Principessa Sicilia: borse dai nomi che richiamano vecchie leggende o luoghi simbolo dell'isola( la Vucciria è il mercato più famoso di Palermo). Elemento ricorrente la canapa, utilizzata dagli olivicoltori ; l'azienda ha infatti donato alcuni sacchi per la raccolta delle olive, che i lavoratori alla fine hanno ridato all'imprenditore come materiale da riutilizzare. Un modo per creare un legame simbolico tra terra, creatività e artigianato, ma anche un metodo green che favorisca il riciclo di materiali. 
 

Eleganza e tradizione

Colori accesi, materiali ricercati, accostamenti innovativi come corda e cuoio,usati in passato dai mulattieri. Non manca nemmeno il wax print, fantasia tipica del continente africano, a creare un simbolico ponte fra due culture, divise dal mare ma pur sempre "faccia a faccia". Eleganza e costume si fondono in questa collezione che sembra parlarci di una terra variopinta, regale e contadina allo stesso tempo.
 
Il giovane Ezio è stato selezionato nel 2014 tra i manager under 35 più promettenti dell'isola. Il suo sogno è riuscire a sviluppare la Tarì design all'interno dell' isola, creando una catena produttiva unica che rilanci le piccole aziende siciliane. 
 
 Tradizione artigianale, handmade italiano, ma anche green economy e amore per la propria terra.«Un linguaggio che si sostituisce alla comunicazione verbale, scrigno del nostro passato e luogo identitario del futuro».Chapeau caro Ezio. Da una siciliana a un conteranneo.



di Irene Caltabiano


 
 
 
 
 

 

 

 

 

 

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