Poliamore: triangolo, quadrato, pentagono sentimentale

Poliamore: triangolo, quadrato, pentagono sentimentale
 
Una volta si chiamava coppia aperta.
 
Ma forse qualche decennio fa sarebbe stato impensabile abbracciare una filosofia del genere. Il Poliamore è un movimento trasversale di cui fanno parte ventenni e ultra cinquantenni, etero, bisex, gay, sposati, di qualsiasi classe sociale e professionale. Concetto fondamentale? La libertà sentimentale, sessuale e affettiva nella relazione. In poche parole, la possibilità di avere più partner nella piena consapevolezza di entrambi gli elementi della coppia. 
 
Non c’è  di mezzo qualche strana fantasia sessuale, semplicemente si vuole avere la libertà di amare altre persone senza costrizioni. Non che sia facile da mettere in atto. Gli adepti della corrente si incontrano periodicamente per discutere di temi che vanno dalla gestione della gelosia, al consenso di tutti i partner, alla semplice conoscenza. Alla base una concezione della monogamia come modello relazionale non naturale, imposto dalla società e da un certo tipo di educazione. 
 
La bizzarra corrente non è una stranezza esotica. L’Italia, il Paese cattolico per eccellenza, ha aperto aprire il primo gruppo Facebook di poliamorosi nel 2009.   « Oggi si contano quasi 2.500 iscritti e on line ci sono ormai decine di gruppi locali che organizzano incontri in molte città. Nel 2012 è nato il sito» dice Luca Boschetto, fondatore di Poliamore.org. «La rete ha lanciato ponti, ha fatto sentire a ognuno di noi che non era solo e ci ha fatto uscire allo scoperto».
 
A ben guardare, il Poliamore in altre culture esiste già da secoli. Ma anche in America, cuore dello stile di vita occidentale, esistono tanti Stati che consentono il matrimonio fra più soggetti. L’elemento interessante è la connotazione femminista; per farla breve, le quote rosa del movimento vogliono smentire il vecchio pregiudizio secondo il quale la donna che va con altri uomini è una poco di buono, mentre l’uomo che ha più partner è un abile seduttore. 
 
Non è facile prendere una posizione netta su questa tendenza. Mi sembra però estremamente difficile gestire una poli-relazione. Come volere la botte piena e la moglie ubriaca, un rapporto  sollevato dalle sue responsabilità. Tuttavia, forse meglio essere onesti seguendo questa via piuttosto  che nascondere la polvere sotto il tappeto. Credo che molto dipenda da che presupposti si parte. 
 
«Il poliamore non è per tutti.  Funziona per alcuni ed è un disastro per altri » si legge sul sito. Vi immaginate ad offrire la cena a quattro partner o dover sorbirsi le lamentele di altrettante cinque? Beato chi ci riesce. 

Poliamore: triangolo, quadrato, pentagono sentimentale

 

Una volta si chiamava coppia aperta.

 

Ma forse qualche decennio fa sarebbe stato impensabile abbracciare una filosofia del genere. Il Poliamore è un movimento trasversale di cui fanno parte ventenni e ultra cinquantenni, etero, bisex, gay, sposati, di qualsiasi classe sociale e professionale. Concetto fondamentale? La libertà sentimentale, sessuale e affettiva nella relazione. In poche parole, la possibilità di avere più partner nella piena consapevolezza di entrambi gli elementi della coppia.

 

Non c’è  di mezzo qualche strana fantasia sessuale, semplicemente si vuole avere la libertà di amare altre persone senza costrizioni. Non che sia facile da mettere in atto. Gli adepti della corrente si incontrano periodicamente per discutere di temi che vanno dalla gestione della gelosia, al consenso di tutti i partner, alla semplice conoscenza. Alla base una concezione della monogamia come modello relazionale non naturale, imposto dalla società e da un certo tipo di educazione.

 

La bizzarra corrente non è una stranezza esotica. L’Italia, il Paese cattolico per eccellenza, ha aperto aprire il primo gruppo Facebook di poliamorosi nel 2009.   « Oggi si contano quasi 2.500 iscritti e on line ci sono ormai decine di gruppi locali che organizzano incontri in molte città. Nel 2012 è nato il sito» dice Luca Boschetto, fondatore di Poliamore.org. «La rete ha lanciato ponti, ha fatto sentire a ognuno di noi che non era solo e ci ha fatto uscire allo scoperto».

 

A ben guardare, il Poliamore in altre culture esiste già da secoli. Ma anche in America, cuore dello stile di vita occidentale, esistono tanti Stati che consentono il matrimonio fra più soggetti. L’elemento interessante è la connotazione femminista; per farla breve, le quote rosa del movimento vogliono smentire il vecchio pregiudizio secondo il quale la donna che va con altri uomini è una poco di buono, mentre l’uomo che ha più partner è un abile seduttore.

 

Non è facile prendere una posizione netta su questa tendenza. Mi sembra però estremamente difficile gestire una poli-relazione. Come volere la botte piena e la moglie ubriaca, un rapporto  sollevato dalle sue responsabilità. Tuttavia, forse meglio essere onesti seguendo questa via piuttosto  che nascondere la polvere sotto il tappeto. Credo che molto dipenda da che presupposti si parte.

 

«Il poliamore non è per tutti.  Funziona per alcuni ed è un disastro per altri » si legge sul sito. Vi immaginate ad offrire la cena a quattro partner o dover sorbirsi le lamentele di altrettante cinque? Beato chi ci riesce.

 

Una volta si chiamava coppia aperta.
 

Ma qualche decennio fa sarebbe stato quantomeno sconveniente abbracciare una filosofia del genere. Etero, bisex, gay, sposati, persone di qualsiasi classe sociale e professionale. Il  poliamore è un movimento trasversale di cui fanno parte indifferentemente ventenni e ultra cinquantenni. Principio fondamentale? La libertà sentimentale, sessuale e affettiva nella relazione. In poche parole, la possibilità di avere più partner nella piena consapevolezza di entrambi gli elementi della coppia.

Non c’è  di mezzo qualche strana fantasia sessuale, semplicemente si vuole avere il potere di amare altre persone senza limiti e costrizioni. Non che sia facile da mettere in atto. Gli adepti della corrente si incontrano periodicamente in centri appositi per discutere di temi che vanno dalla gestione della gelosia, al consenso di tutti i partner, alla semplice conoscenza di altri tempi. Alla base una concezione della monogamia come modello relazionale non naturale, imposto dalla società e da un certo tipo di educazione.

La bizzarra corrente non è esclusiva estera. L’Italia, il Paese cattolico per eccellenza, ha aperto  il primo gruppo Facebook di poliamorosi nel 2009.   « Oggi si contano quasi 2.500 iscritti e on line ci sono ormai decine di gruppi locali che organizzano incontri in molte città» dice Luca Boschetto, fondatore di Poliamore.org. «La rete ha lanciato ponti, ha fatto sentire a ognuno di noi che non era solo e ci ha fatto uscire allo scoperto».

A ben guardare, il poliamore esiste da secoli in altre culture, magari sotto altri nomi. Anche in America, cuore dello stile di vita occidentale, esistono tanti Stati che consentono il matrimonio fra più soggetti. L’elemento interessante è la connotazione femminista del movimento; per farla breve, le quote rosa vogliono smentire il vecchio pregiudizio secondo il quale la donna che va con altri uomini è una poco di buono, mentre l’uomo che ha più partner è un abile seduttore.

Non è facile prendere una posizione netta su questa tendenza. Mi sembra estremamente difficile gestire una "poli-relazione". Come volere la botte piena e la moglie ubriaca, un rapporto  sollevato da onori et oneri dell'esclusività. Tuttavia, meglio essere onesti seguendo questa via piuttosto che nascondere la polvere sotto il tappeto? Dipende da che presupposti si parte.

«Il poliamore non è per tutti. Funziona per alcuni ed è un disastro per altri » si legge sul sito. Vi immaginate dover offrire la cena a quattro partner o dover sorbirsi le lamentele di altrettanti cinque? Beato chi ci riesce.

 

di IRENE CALTABIANO

 

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