Pif e quel vaffa alla mafia del favore

Siamo handicappati, non cretini.

Anche solo questa slogan, mostrato con rabbia e amarezza su uno striscione, potrebbe riassumere la protesta del gruppo di disabili che si è svolta ieri in piazza Indipendenza a Palermo. Uno scontro in cui abbiamo visto l’altra faccia dell’ex iena Pif, generalmente così pacato e tranquillo. Un Pierfrancesco Diliberto rosso di rabbia che urla contro Gianluca Miccichè, ex assessore regionale al lavoro, dimessosi proprio in seguito a due servizi della trasmissione Le Iene in cui veniva immortalato mentre scappava dalle “grinfie” di due fratelli affetti da tetraparesi, Alessio e Gianluca Pellegrino. Non so con quale coraggio sia tornato pochi giorni dopo a casa loro promettendo ancora assistenza 24/h ma a una condizione: aiutarlo a conservare la propria poltrona.

L’episodio parla da sé: già il fatto che sia un programma dal taglio satirico a dover smascherare le magagne di un politico è imbarazzante. Pif tuona: «Un diritto non è una merce di scambio. Vaffanculo, non si fa così. E mi rivolgo al caro Gianluchino che si becca i suoi 11mila euro al mese. È una vergogna, una persona senza dignità. È una merda e tutti i parlamentari dovrebbero reagire».  Ma il regista de La Mafia uccide solo d’estate e del recente In guerra per amore non si ferma qui. Rincara la dose dicendo che il presidente della regione Crocetta ha già fallito se ci sono dei disabili a aspettarlo da ore sotto il sole per ciò che dovrebbe essere un dovere dello Stato.


«Se lei non è capace di trovare i soldi, si dimetta.  È  il suo lavoro dare un’assistenza a questi disabili. Non abbiamo più pazienza! Se queste persone devono andare a pisciare, hanno bisogno di assistenza.  È un loro diritto. E se lei non è capace di garantirlo, si dimetta». Uno scontro che è continuato in un pomeriggio dai toni sempre più accesi, terminato con la promessa di un incontro tra due mesi in cui Crocetta deve aver definitivamente risolto la situazione.

La sfuriata di Pif mi ha fatto riflettere. Mi ha fatto pensare a come troppo spesso rimaniamo anestetizzati di fronte a qualcosa che dovrebbe essere dovuto ma troppo spesso passa come favore. Una parola che ha una triste storia nella società siciliana. Ci risvegliamo dal torpore solo quando qualcuno ha il coraggio di gridare “ Il re è nudo”. Ma la cosa che brucia ancor di più è che l’obiettivo nello smascherare le becere azioni di Miccichè era spronare a cambiare e risolvere la situazione in tempi record. Non certo le ennesime dimissioni o elezioni.


Sono certa che qualcuno accuserà Pif di essersi eretto a paladino della giustizia, di aver ormai creato il personaggio per fare audience, per ingraziarsi ancor di più i favori del pubblico. Invece io dico grazie Pierfrancesco. Grazie perché un bel vaffanculo è sacrosanto, in un Paese dove si difende con i denti quel poco ( sempre meno) che si ha e si guarda con sospetto a chi alza la testa, si ingoiano bocconi ogni volta più amari solo per non disturbare il quieto vivere. In una Sicilia che deve dire basta alla mafia, che non è quella di Don Vito Corleone né delle statuette con coppola e lupara vendute nei negozi di souvenir.

È mafia voler rimanere attaccati alla propria poltrona chiedendo favori a persone che dovrebbero ricevere assistenza per una vita che è già stata abbastanza dura con loro.  Uno Stato che dovrebbe risolvere i problemi non crearli. Dovrebbe. Abbiamo perso la capacità e la grinta di urlarla quella parola. Se detta al momento giusto, non è una parolaccia, ma una liberazione. 

 

di Irene Caltabiano

 
 
 
 
 

 

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