Per un pugno di sporche olive

Fate attenzione all’olio extra vergine che costa meno di sette euro.

 Questo è il monito della Coldiretti (la maggiore associazione europea degli agricoltori) in riferimento alla maxi inchiesta condotta da Raffaele Guariniello, procuratore di Torino. Lo scandalo è scoppiato pochi giorni fa, a causa di una segnalazione di un quotidiano specializzato. I carabinieri del NAS hanno prelevato campioni fra i prodotti in vendita e i laboratori dell’Agenzia delle Dogane li hanno analizzati. Il responso è che, in alcuni casi, il prezioso succo d’oliva è di categoria inferiore rispetto a ciò che indica l’etichetta. Nonostante  non sia “oro verde” puro,  è venduto a un prezzo superiore del 30-40% rispetto al suo reale valore. 

Il registro degli indagati conta sette aziende: Carapelli, Santa Sabrina, Bertolli, Coricelli, Sasso, Primadonna (distribuito alla Lidl) e Antica Badia (Eurospin) . Tuttavia Armando Spataro, magistrato che si occupa dell’inchiesta, avverte che bisognerà verificare la competenza territoriale.  Troppo tardi: la notizia è circolata velocemente, seminando il panico su tutti i media.

Conseguenza del polverone creato? I consumatori hanno cominciato a prestare sempre maggiore  attenzione al marchio. Il consiglio, dato dalla suddetta organizzazione internazionale,  è di guardare la scadenza e preferire l’olio extravergine nuovo ( la freschezza è deducibile dall’annata). In vendita c’è infatti anche l’estratto dello scorso anno, in cui la produzione ha raggiunto i minimi storici. Le importazioni,  utilizzate per miscelare quello nostrano, hanno raggiunto le 666 mila tonnellate di olio di sansa, la parte meno pregiata dell’oliva.  Fortunatamente il raccolto di quest’anno è di ottima qualità, grazie all’andamento climatico favorevole.

L’estratto in sé non è nocivo, ma è una questione di rispetto e onestà nei confronti di chi compra. Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti afferma: «L'Italia deve difendere il proprio patrimonio in un settore strategico del made in Italy con circa 250 milioni di piante su 1,2 milioni di ettari coltivati, con un fatturato del settore stimato in 2 miliardi di euro e con un impiego di manodopera per 50 milioni».

La produzione di olio è uno dei nostri punti di forza. Cerchiamo di  evitare autogol che potrebbero costarci cari a livello mondiale.

Irene 

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