Paura della morte? Ci pensa il destino beffardo

Qualche mese fa ho avuto un attacco di panico.

urlo-munchNon sapendo di cosa si trattasse ho chiamato il 118. Pensavo di morire; mi sono steso sul divano con il cuore che batteva a mille e per mezz’ora non sono riuscito ad alzarmi. Solo con il pronto intervento e i calmanti mi sono ripreso, e quando tutto sembrava a posto, non sono mancati gli spasmi.  Poco dopo, frastornato, ho raccontato l' esperienza ai miei familiari (non presenti), mi sono infilato a letto e ho dormito dieci ore. 

«Domani tornerà tutto alla normalità» pensai. Invece no.  La parte irrazionale del mio cervello ha continuato ad alimentare l'ansia, riuscendo ad aver la meglio su di me, giorno dopo giorno.

Psicologo e psichiatra si esprimono:«Luca, soffri di un disturbo d’ansia con sintomi acuti».

 Il corpo ha cominciato ad inviarmi strani segnali, che si sono prolungati per mesi:

·       Dolore al petto  (“Ho un infarto”)

·       Dolore alla spalla e formicolio alla mano (“Sempre infarto”)

·       Dolore al collo e mandibola (“Ancora infarto”)

·       Formicolio alle dita con intorpidimento della gamba sinistra con strana sensazione nella parte sinistra del viso (“Ho un ictus”)

A pensarci bene, non so quanti infarti ho avuto. Ho perso il conto. Poco importa, l’ipocondria ti sale anche se non vuoi, la mente diventa un radar, fai la fila dal dottore per sentirti dire, se solo avesse il coraggio:

«Basta, mi hai rotto i coglioni. Continua a prendere le medicine e fare psicoanalisi. Ciao».woody-allen

Sembravo essere uscito da un film di Woody Allen quando ho continuato a raccontare alla mia psichiatra il crescendo di infarti.

«È più facile che uscendo di qui ti caschi una tegola in testa».

«Chissà»pensai. Se non fosse che qualche giorno dopo, guardando dalla finestra due muratori intenti a sistemare il tetto di un palazzo, si fanno scivolare dalle mani un mattone che si schianta al suolo. Fortunatamente sotto non c’era nessuno.

Al mondo una cosa è certa, lo sanno tutti: la morte. E di sicuro, se siamo individui ansiosi non saranno i sintomi che proviamo in periodi bui ad aprirci le porte all'aldilà.

Tutto è in mano ad un destino puntuale, capriccioso e beffardo.  A volte lo amiamo, altre lo odiamo. Siamo sue vittime e non possiamo farci nulla. Impariamo a conviverci.

Un’altra cosa che ho constatato è che, quando abbiamo la mente occupata a elaborare pensieri irrazionali, c’è più possibilità di scivolare su un pavimento bagnato o attraversare la strada senza guardare. Conclusioni? Potremmo cadere e sbattere la testa o essere travolti da un auto con al volante un cretino al cellulare! 

Ecco che allora la linea di confine tra vita e morte si riduce a un passo falso che potremmo compiere ogni giorno. E questo vuol dire essere vittime di un destino canzonatore.  

Undici modi assurdi di morire

nans-steiningerOcchio alla testa!

Il drammaturgo Eschilo venne ucciso da un’aquila nel 455 a.C. L’animale lasciò cadere dal proprio becco una tartaruga che gli finì sulla testa.

 Hipster nel 500

Hans Steininger, politico austriaco, inciampò sulla sua lunga barba di due metri rompendosi l’osso del collo.

La grande abbuffata

Nel 1771 il re di Svezia, morì dopo un pasto esagerato. Dulcis in fundo? Il dessert fu servito in quattordici portate.

 Simulare un suicidio

Un avvocato dell’Ohio nel 1871, si sparò per sbaglio cercando di dimostrare come la vittima del suo assistito avrebbe potuto spararsi da solo, invece di essere ucciso. La corte espresse il giudizio: imputato innocente, avvocato morto.

Quanto resiste la finestra?

Nel 1993, un avvocato, questa volta di Toronto, durante la dimostrazione sulla resistenza di una finestra posta al ventiquattresimo piano, precipitò di sotto.  Si staccò l’infisso direttamente dal palazzo, con muro e uomo appresso.

 Che bel videogioco!

Siamo nel 2007 quando Jennifer Strage morì per un gioco dopo aver bevuto troppa acqua. La sfida, lanciata via radio, consisteva nel riuscire a trattenere la pipì il maggior tempo possibile. Il vincitore avrebbe ottenuto una Nintendo Wii.

 Questione di selfie

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Nel 2014 il ventunenne Oscar Otero Aguilar morì dopo essersi involontariamente sparato in testa. L’obbiettivo era riuscire a farsi un selfie con la pistola carica.

Facciamo sesso?

L’amore non ha regole, però qualche precauzione bisognerebbe prenderla sempre. Una coppia decide di esibirsi sotto gli occhi dei vicini su una terrazza posta al quinto piano. Sarà la loro ultima performance, troppa frenesia finisce per farli precipitare nudi dal palazzo.

Resurrezione

In Pakistan, c’è un uomo che sostiene di fare miracoli, ha tanti fedeli. È il 17 settembre del 2014 quando decide di dimostrare ai seguaci di essere in grado di resuscitare i morti.  Serviva un volontario:  giovane, sposato e con figli. Insomma, un ottimo candidato con buoni motivi per rientrare dall’aldilà. Ahimè, la moglie è rimasta vedova e il bambino senza un padre. Il presunto santo è finito dietro le sbarre.

 Escrementi di maiale

Siamo in un piccolo paesino di centosessanta abitanti. Un operario perde i sensi durante la pulizia di una cisterna piena di feci. La causa? I fumi tossici emanati dai rifiuti. Sette persone si precipitano per cercare di salvarlo ma perdono a loro volta la vita. All’arrivo dei soccorsi solo un uomo è sopravissuto. La popolazione, il 17 luglio del 2014, si ritrova ridotta del cinque per cento.

Sfidare la natura felina

In uno zoo indiano, il 23 settembre del 2014 un diciannovenne riesce a scavalcare un recinto con dentro una tigre bianca. L’obbiettivo? Incontrare da vicino l’animale. Risultato? Rendersi un favoloso spuntino.

 

di Luca Mordenti

 

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