Nanoprestito: la sfida riuscita del matrimonio tra finanza e legalità

Sembra strano, ma è così. A volte è proprio il sistema, con i suoi organi, a legittimare l’illecito. A renderlo necessario, perché, in un certo senso, al cittadino non resta molto altro da scegliere. Così, una piaga come l’usura, per troppo tempo, è proliferata negli spazi lasciati vuoti dagli istituti di credito. Laddove questi non si assumevano la responsabilità di sostenere il privato, interveniva “qualcun altro”, riuscendo a prosperare (e speculare) sullo stato di bisogno.  Il nanoprestito è nato come (tentativo di) antidoto al dilagare della criminalità. Un anno fa circa, veniva lanciato sotto forma di progetto pilota in una piccola area in Campania. Oggi, proviamo a tirare le somme con Nello Tuorto (DG di Finetica Onlus).
 
«Il nanoprestito è scaturito dall’esigenza di offrire piccole somme (al di sotto di 2.500 euro) a tassi legali. Difatti, questi importi non vengono trattati, generalmente, da banche e finanziarie. I beneficiari dell’iniziativa, 40 famiglie della diocesi di Nola, hanno quindi avuto la possibilità di rateizzare il rimborso in 30 tranche da 100 euro l’una». L’intento di fondo era quello di consentire uno sforzo materialmente sostenibile, a soggetti la cui situazione economica è delicata.
Il progetto ha dovuto “scontare” delle difficoltà iniziali, non avendo le famiglie coinvolte la possibilità di documentare il reddito percepito attraverso busta paga. «Così è stata introdotta la garanzia morale, offerta da un’associazione laica o cattolica convenzionata con Finetica in grado di assumersi la responsabilità in luogo dei beneficiari».
 
I primi finanziamenti sono stati erogati a maggio 2015, e la procedura di rimborso, finora, si è rivelata senza intoppi e difficoltà. «Abbiamo tentato di offrire una soluzione legale, consapevoli comunque del fatto che si tratta di una goccia nel mare. Il problema ha dimensioni vaste ed è, oggettivamente, complesso».
Intanto, entro l’estate è prevista la prima verifica da parte del Ministero dell’Economia e Finanza, che vigila sul fondo di Finetica. E chissà che questo non decida di ampliare il progetto, allargandolo anche ad altre realtà territoriali.
 
 
 

 

 

 

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