Libertà è decidere. Noor Tanguri, donna (di successo) ha scelto di portare il velo

È più facile rompere un atomo che un pregiudizio

Questa frase di Albert Einstein, che pure a una prima occhiata potrebbe apparire come materiale perfetto per un libro di aforismi da ipermercato, dispiega invece tutta la sua veridicità e attualità se si pensa al terreno, minato, in cui si incontrano religione ed emancipazione femminile. È dei giorni scorsi l’ultima “bomba” sganciata su di esso. Per la prima volta, su Playboy compare una ragazza che indossa il velo islamico (hijab) … e che è vestita dalle testa ai piedi. Il suo nome è Noor Tanguri. Si potrebbe pensare che si tratti “semplicemente” di una modella scelta per dare corpo a desideri e fantasie esotiche maschili, invece no. La decisione nasce da motivazioni più articolate, probabilmente un mix accorto e riuscito di marketing e sociologia.

Noor Tanguri, 22enne americana di origini libiche, è una giornalista e blogger che ha all’attivo più di 100mila follower tra Twitter e Instagram. Playboy le ha dedicato uno spazio all’interno della rubrica “Renegade” riconoscendo la sua spiccata capacità di influenzare l’opinione pubblica.

«Combatto affinché la mia comunità venga raccontata meglio» ha spiegato Noor. Il messaggio che si propone di trasmettere è, per certi versi, spiazzante, perlomeno per l’immaginario occidentale, colonizzato da un’idea del mondo islamico - e dai precetti che questo prevede - fermo all’età della pietra, e degno del feroce Saladino. Ci hanno propinato l’idea che indossare il velo sia un obbligo, una costrizione imposta alle donne musulmane da mariti autoritari e/o padri/fratelli impegnati nella strenua difesa della reputazione di figlie/sorelle davanti alla gente. I media, e anche alcuni schieramenti politici, ce la mettono tutta per veicolare il concetto di una contrapposizione radicale e irriducibile tra valori occidentali (in primis quelli connessi all’emancipazione della donna) e religione islamica.

La figura di questa giovane blogger è la dimostrazione che scissioni e dialismi manichei esistono solo nella mente di chi ragiona per stereotipi. Le idee mentali che ci pre-formiamo - e attraverso cui esperiamo la realtà - sono a volte utili perché, evidentemente, andare in profondità per conoscere tutto ciò che ci circonda implicherebbe una fatica (e uno stress) considerevole, tuttavia, il rovescio della medaglia è che,  volte, la nostra immagine della realtà si discosta moltissimo da questa, e ci priva di una ricchezza e varietà umana che avrebbero molto da insegnarci.

Il confronto – incontro tra musulmani e non ridefinisce completamente il quadro, e fa saltare paradigmi ormai obsoleti. Sempre più spesso, giovani donne di fede islamica scelgono di indossare il velo. Decidono consapevolmente di portare avanti qualcosa che è parte integrante della loro identità non meno della voglia di uscire con gli amici, truccarsi, andare all’università, fare carriera – e perché no – sedurre. Noor Tanguri incarna tutto questo, “obbligandoci” a rivedere le nostre immagini mentali. L’emancipazione e la piena realizzazione di una donna non si valutano (più) in base ai centimetri di pelle scoperta, e all’imitazione pedissequa di un’ampia galleria di atteggiamenti maschili(sti), tra cui estrema competitività e ostentazione di spregiudicatezza. L’emancipazione ha, piuttosto, a che fare con la libertà di esprimere la propria, multiforme e sfaccettata, individualità al netto dei condizionamenti della società e degli stereotipi che associano la femminilità a due sole, contrapposte, polarità: il bianco e nero.

Il grigio e il color panna hanno un fascino tutto loro, ci dice Noor Tanguri. E in più sono ancora, quasi totalmente inesplorati. C’è forse qualcosa di più stimolante?

 
 

Nessuno può portarti un fiore: la storia presente di donne che lottano per la libertà
 

 

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