Leila: la “Borsa” dove scambiare gli oggetti che non ti servono con ciò che cerchi

Compri un set di coltelli spinta da buoni propositi del tipo: “anno nuovo, vita nuova … e cucina come si deve”. Per non parlare del sacco a pelo sepolto nell’armadio, che sta lì a ricordarti la breve ma intensa storia con quell’hippy salentino nell’estate del ’92.  Ognuno di noi ha una (piccola o grande) collezione di oggetti poco o per niente usati. Il rischio più che concreto è che se ne stiano lì, a “invecchiare” tristemente e invano, in una sorta di adolescenza sciupata. Così a Berlino, forti del pragmatismo teutonico, cinque anni fa si sono inventati Leila, “l’oggettoteca” (leihen in tedesco significa “prestare”), poi sbarcata anche a Vienna, Kiel e Lipsia. In Italia, Bologna è stata la città pioniera: Leila, la biblioteca delle cose, è stata inaugurata lo scorso aprile. 
 
L’oggettoteca è una delle innumerevoli declinazioni della sharing economy. In questo caso, si offre una “seconda opportunità di vita”  a qualcosa che, in media, usiamo una due volte l’anno, nella migliore delle ipotesi, o, nella peggiore, non più di otto minuti durante l’intera esistenza. 
Come opera, concretamente, Leila? Questa consente ai soci di prendere in prestito quello di cui hanno bisogno, lasciando, in cambio, un proprio oggetto funzionante, che verrà restituito a fine anno. 
 
 
«Il nostro obiettivo è superare l’idea del possesso e restituire le cose al loro valore più profondo, ovvero l’utilizzo. Non ha più senso tenere in credenza una pentola per la fonduta che tiriamo fuori una volta l’anno. Metterla a disposizione degli altri in uno spazio cui tutti hanno libero accesso aiuterà l'economia domestica e l’ambiente». Così Antonio Beraldi, 35 anni, uno dei fondatori di Leila. «Abbiamo voluto dare alla biblioteca anche una sede fisica, non farla vivere solo sul web. In contrapposizione al mondo filtrato da tastiera e schemi, qui puoi trovarti qualcuno dietro il bancone che si fa gli affari tuoi e ti chiede dove andrai con il sacco a pelo che prendi in prestito».
 
 

 

 

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