La sfida di una freelance: da Napoli a Berlino per esportare la vera cucina partenopea

Cambiare Paese e sperimentarsi in un nuovo ambito lavorativo:  scelta d’invidiabile coraggio o manifestazione d’incredibile sconsideratezza? 

Difficile catalogare una decisione tanto importante e radicale in modo univoco: certamente può rivelarsi un gesto foriero di sfide stimolanti. Il percorso di Stefania Impagliazzo, 42enne napoletana dell’Arenella trasferitasi a Berlino due anni fa, è stato all’insegna di una trasformazione di pelle, personale e professionale.

Divulgatrice scientifica in Campania, insieme al compagno e collega si è convertita a ristoratrice nella capitale tedesca. La sua “missione speciale”, far conoscere e apprezzare le delizie della cucina partenopea agli stranieri, spazzando via luoghi comuni, stereotipi … e orrori culinari spesso largamente diffusi.

Dopo la laurea in biologia Stefania Impagliazzo intraprende un dottorato in Agraria all’insegna del suo sogno di una vita: approfondire la conoscenza delle foreste del sud America. Per coprire le spese lavora come divulgatrice freelance per scolaresche presso la Città della Scienza a Napoli. Conosce il collega Fabio Nigro, che poi diventerà il suo compagno, e insieme a lui e un altro amico decidono di provare a lavorare con i PON, fondi erogati dall’Unione Europea per attenuare il gap tra aree ricche e aree depresse. La diffusione della scienza, secondo il trio, può essere la migliore chiave per scardinare la condizione di arretratezza economica della Campania. Purtroppo però devono confrontarsi con una concorrenza sempre più nutrita e agguerrita, e così inizia a concretizzarsi l’ipotesi di andar via dall’Italia.

Berlino conquista Stefania e Rocco in occasione di un viaggio di piacere,  poi l’accessibile costo della vita fa il resto. La coppia decide di sondare il terreno in loco  e verificare se ci sono i margini per avviare, con i loro risparmi, un ristorante. Così, nel 2014, nasce Jamme Ja. «Quando ancora vivevo a Napoli avevo partecipato ad alcuni corsi di cucina dello chef Antonio Tubelli. È grazie a lui se sono entrata in contatto con la straordinaria, ricchissima e variegata, tradizione partenopea. Cucinare mi era sempre piaciuto, ma, dopo averlo conosciuto, la motivazione si è raddoppiata, in quanto ho preso coscienza del fatto che ogni ricetta porta con sé un patrimonio sociale, storico ed esperienziale che va custodito e tramandato».

Tuttavia, gli inizi non sono facili: il loro stand di street food napoletano vede “bocciare” diverse proposte dai clienti, e in questo un ruolo importante gioca anche l’immagine (distorta) che i tedeschi hanno della cucina italiana. Comunque Stefania Impagliazzo non si arrende, e porta avanti il suo progetto di cibo come ponte culturale.

Poco a poco, i risultati cominciano a darle ragione e oggi, a Friedrichshain, il suo ristorante è ormai un’istituzione. «Ogni venerdì organizziamo un aperitivo a base di street food napoletano con pizza fritta e zucchine e melanzane impanate: c’è sempre il pienone». E anche se la coppia non si immagina, necessariamente, in un futuro a Berlino, sicuramente, per ora ha trovato il suo posto nel mondo. 

Storie come quella di Stefania e Rocco dimostrano che passione ed entusiasmo sono l’antidoto più efficace contro contesti grigi e poveri di stimoli che, facilmente, si traducono in pessimismo cronico e immobilismo. Sebbene qualcosa, anche grazie a giovani intelligenze, stia cominciando a smuoversi nel nostro Paese, resta infatti un problema soprattutto strutturale, caratterizzato da scarsità di opportunità (anche materiali) a fronte di una fame atavica di lavoro. Difficile stimare, a oggi, se il flusso di italiani che si trasferiscono all’estero si manterrà/manterrebbe anche in caso di marcata ripresa economica, quel che è certo, però, è che mettersi alla prova, e accettare la sfida dell’istruzione permanente paga. Letteralmente e non solo.

 
 
 
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