Heimwegtelefon: io torno a casa da sola (e non ho paura)

Vivere in una grande città è come ritrovarsi al luna park

Una girandola di opportunità e occasioni, tutte, a loro modo, promettenti e allettanti. Un’euforia che può dare alla testa ma che, se gestita con un pizzico di responsabilità, viene goduta appieno. Sì, perché, così come se si sale sulla ruota panoramica bisogna mettere in conto l’eventualità (remota) di schiantarsi al suolo, andarsene in giro a tarda sera tutta sola in una metropoli può essere alquanto pericoloso. E allora, che fare? Privarsi della gioia del concerto del proprio gruppo preferito o di un film atteso a lungo solo perché non si ha la un cavaliere al proprio fianco?

Rinunciare a fare ciò che si ama equivale a rinunciare a un pezzo di sé stessi, senza contare lo strascico di rimpianti di cui ci carica. Eppure, molto spesso noi donne sole ci troviamo a dover scegliere tra l’esercizio della libertà e la tutela dell’incolumità fisica. Come se non bastasse la condizione di solitudine con cui dobbiamo convivere e che, seppur stimolante per certi versi, è doppiamente faticosa in numerosi frangenti pratici. Solo chi l’ha provato sa cosa significa ritrovarsi in un bus notturno a dir poco spettrale, senza nessuno con cui condividere un tempo che sembra interminabile, e in più l’angoscia vertiginosa di attirare attenzioni poco gradite. È esattamente in momenti del genere che avresti bisogno di qualcuno da chiamare, come a sentirti abbracciata e rincuorata. Così, quando ho scoperto che in Germania c’è esattamente qualcosa del genere (Heimwegtelefon, letteralmente “telefono sulla via di casa”), non potevo che vedere accrescere il mio amore per Cruccolandia.

In cosa consiste il servizio

Heimwegtelefon è una linea gestita da volontari che chiacchierano (in tedesco o inglese) con la donna in procinto di tornare in casa, offrendole, in caso di necessità, un contatto diretto con la polizia; attualmente il servizio è attivo le sere dal giovedì al sabato. Appena parte la chiamata, l’operatore chiede all’interlocutrice di fornire la propria posizione e indicare il tragitto che seguirà.

Com’è nata l’idea del progetto?

Tutto è cominciato dal viaggio di due ragazze tedesche, Frances Berger e Anabell Schuchhardt, a Stoccolma. Nella capitale svedese era attivo un servizio telefonico notturno dedicato alle persone che tornavano sole casa, da qui la volontà di esportare l’iniziativa in Germania. Heimwegtelefon opera dal 2011 e quattro anni fa ha dato vita a un’associazione no profit.

Aspetto con ansia che un’iniziativa del genere venga lanciata in Italia. Anche se qualcosa mi fa pensare che, nell’attesa, sia meglio iscrivermi a un corso di difesa personale...

 
 

 

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