Gli immigrati salveranno l’Italia (se glielo lasciamo fare)

Multietnica, multirazziale …e ricca di fattori di complessità
 
Immigrati_integratiQuesta, in breve, è l’Italia. Gli immigrati costituiscono ormai una componente essenziale del Paese; tuttavia, anche se da punto di vista demografico probabilmente spetterà a loro salvarci dal declino, dal punto di vista lavorativo l’integrazione resta lontana. Proviamo a ricostruire il quadro tracciato dai dati Istat diffusi nei giorni scorsi. 
 
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“Culle vuote e case di riposo piene”

Calo_nasciteIl bilancio demografico 2016 parla chiaro: sono in calo le morti, ma anche le nascite: lo scorso anno queste ultime sono state mezzo milione, ovvero 12mila in meno rispetto al 2015. La popolazione italiana è diminuita di 76mila unità, a fronte di un incremento dei residenti stranieri (+20mila circa), che ha parzialmente attutito il tonfo. Usando un’immagine davvero efficace, Francesco Cancellato su Linkiesta spiega che lo spettro con cui l’Italia rischia di confrontarsi è quello di “culle vuote e case di riposo piene”
 
 
 
Insomma, se la situazione non cambierà, la prospettiva concreta sarà quella di una drastica diminuzione del numero di persone in età da lavoro, con annessa contrazione dei fondi disponibili per servizi pubblici (sanità, trasporti, scuole). 
 
Come abbiamo già rilevato, a fronte di una fascia di anziani ancora fisicamente in buone condizioni e socialmente attivi, che sempre più guardano all’estero, in Italia, probabilmente, da qui a qualche decennio, rimarranno quasi esclusivamente quelli non autosufficienti e colpiti da patologie fortemente invalidanti. E i costi? A sostenerli sarebbero, in tutti i sensi, i parenti più giovani, nuclei familiari in formazione che, oltre a fronteggiare un mercato del lavoro sempre più ostico, dovrebbero accollarsi responsabilità umane non indifferenti. 
 

Un mercato del lavoro sempre più polarizzato 

Lavoratore_immigratoL’economia si sta risollevando, e a beneficiarne sono soprattutto gli immigrati. Infatti, dal 2014 a oggi, il tasso di occupazione di questi ultimi (59,7%) è cresciuto contestualmente a quello degli italiani (56,92%). Il dato è particolarmente significativo, se si pensa che durante gli anni della crisi a essere colpiti erano stati soprattutto gli stranieri.
Il primo trimestre 2017 ha visto aumentare i lavoratori immigrati dell’8,5% rispetto al medesimo periodo del 2014, nel frattempo l’incremento degli italiani è stato del 2,59%. 
 
Numeri, questi, che potrebbero essere strumentalizzati da chi coltiva sentimenti antisemiti e razzisti. Invece è necessario contestualizzarli per capire meglio qual è il quadro complessivo. L’economia italiana, strutturalmente, attinge soprattutto a settori in cui è richiesto un basso livello di professionalizzazione e questo rende facile, purtroppo, erodere i diritti della forza lavoro, che è più esposta al rischio sfruttamento. 
 
Ne consegue una divaricazione sociale che, se coltivata potrebbe partorire storture macroscopiche: infatti, mentre negli ultimi tre anni il tasso di occupazione degli italiani è cresciuto soprattutto nella fascia di istruzione alta (persone laureate), per quanto riguarda gli stranieri, a trovare lavoro sono essenzialmente quelli che hanno la licenza media. 
 
Lavoratore_immigratoDue sono quindi i “mostri” che si prospettano, uno dei quali già “in fasce”, ovvero la competizione sempre più spinta e convulsa tra il ceto povero italiano e quello straniero per “accaparrarsi” i lavori meno qualificati, ma che garantiscono una pur magra fonte di reddito. Insomma, una guerra tra poveri che, se portata alle estreme conseguenze, potrebbe avere gli effetti di una bomba a orologeria. 
 
La seconda possibile conseguenza è una segregazione razziale strisciante e subdola, perché legata alla impossibilità di realizzarsi professionalmente. Se un ingegnere nigeriano non riesce a trovare nel nostro Paese un’occupazione consona al suo profilo ha due strade davanti a sé: andare via, o restare e adattarsi a ciò che il mercato offre. Ne deriva un malessere e un’insoddisfazione potenzialmente letale su vasta scala, perché capace di uccidere la coesione sociale e inibire la vera integrazione
 
Integrazione_bambini_immigratiÈ nei fatti. Gli stranieri plasmeranno sempre più, negli anni a venire, il volto dell’Italia. Rimandare sine die il momento in cui prendere in mano le redini del fenomeno, ad esempio ritardando la promulgazione di  una legge ad hoc sulla cittadinanza, ci allontana sempre più dalla possibilità di governare il fenomeno. Inoltre, ci impedisce di condividere con gli stranieri le tante responsabilità connesse ai cambiamenti sociali in atto. 
 
 
 
 
francesca garrisi
 

 

 
 

 

 

 

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