Aprire un bar? Cosa fare per non fallire subito

E poi ci troveremo come le star…

roxybarÈ opinione diffusa, facendo un rapido giro in rete, che siano sostanzialmente cinque le regole da seguire quando si vuole aprire un bar di successo. Una sorta di vademecum non ufficiale, universalmente recepito, suggerisce di:
- avere un’idea precisa e un progetto ben definito;

- essere pienamente consapevoli di costi, ricavi e utili previsti;

- scegliere un target;

- fidelizzare il cliente garantendogli un’esperienza piacevole;

- distinguersi dalla concorrenza.

Consigli senz’altro preziosi, che tuttavia non sembrano essere particolarmente mirati poiché potrebbero applicarsi a qualsiasi tipo di attività imprenditoriale.

Di bar, in Italia, ce ne sono 136.000. Forse anche qualcuno di più…
Considerando che gli uffici postali ammontano a 7.000 unità e di Chiese se ne contano 14.000, si evince che l’arte di servire un buon caffè consente a circa un milione di persone di guadagnarsi il pane quotidiano. Niente male, in un paese con sessanta milioni di abitanti che in quanto a disoccupazione non è secondo a nessuno, specie nell’élite dei paesi dell’Unione Europea.

Per lo stesso motivo, tuttavia, bisogna tenere conto del rischio “saturazione” e pensare bene a come muoversi, prima di imbarcarsi in un progetto certamente non banale come quello, appunto, dell’apertura di un bar. Altrimenti si rischia di evaporare come la maggior parte dei negozi di sigarette elettroniche che hanno dovuto abbassare la saracinesca dopo appena tre mesi di attività. Questo perché per avere successo in qualsiasi mercato, non bisogna analizzare solamente i dati relativi alla domanda, ma anche quelli dell’offerta: se quest’ultima supera la reale richiesta di un bene o servizio, qualsiasi new entry è destinata al flop.

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Che fare, dunque?

sigaretta_elettronica

Pensare davvero in modo differente sembra essere l’unica via per ritagliarsi uno spazio in un settore che definire inflazionato è un eufemismo. Tutto sta nell’interpretare l’ultimo punto del vademecum di cui sopra (“distinguersi dalla concorrenza”) con la dovuta creatività. Il che non significa, come credono in molti, diversificare l’offerta per fasce orarie, proporre tessere prepagate per cappuccino e brioche che diano diritto a degli sconti e quant’altro.

Significa, invece, progettare una bella esca che consenta di creare tanto traffico all’interno di uno spazio fisico, onde poter implementare un punto ristoro di cui poi inevitabilmente le persone si serviranno.
Poco importa se per attirare gente nel locale proporrete speed date, campionati regionali di Risiko, contest per rock band e cantautori emergenti o qualsiasi altra diavoleria vi venga in mente. Quello che conta è che fiumi di persone vengano a voi e che accogliendole gli creiate un bisogno, ossia quello di bagnarsi la bocca o mettere qualcosa sotto i denti.
Il giochino funziona ancora meglio se per aprirgli la porta non chiedete nulla in cambio.

Colpo di scena, signore e signori.

folla_personeIl segreto per aprire un bar di successo è non aprire un bar ma un “contenitore” nel quale le persone siano felici di entrare.
Pensiamo a cosa accadrebbe se Facebook, anziché essere uno spazio virtuale fosse un luogo dove così tante persone affluiscono fisicamente ogni minuto: predisporre un bar al suo interno significherebbe vincere il jackpot.
Eppure Facebook è gratis e lo sarà sempre

 

 

di Giovanni Antonucc

 

 

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